A che punto è la guerra
Cos’è successo in 2 mesi e cosa può accadere
DI MARCO TRAVAGLIO
Ci avevano detto che l’armata russa arretrava e quella ucraina avanzava, che Mosca aveva fallito la guerra lampo per prendere Kiev e l’intera Ucraina in tre giorni, insomma che Vladimir Putin col suo esercito sgangherato stava perdendo la guerra e Volodymyr Zelensky con le nostre armi e i suoi morti la stava vincendo: ora si scopre che Putin non s’era mai illuso su una guerra-lampo (in un Paese grande due volte l’Italia), non voleva né Kiev né l’intera Ucraina (né l’aveva mai detto), ma il Donbass e la striscia sul Mar Nero che lo collega alla Crimea; e l’intelligence britannica e Boris Johnson affermano pessimisti che, espugnata Mariupol, Putin può prendersi ciò che vuole e vincere.
Ci avevano detto che più armi inviavamo a Kiev e più gli ucraini si rafforzavano e i russi si indebolivano: invece i russi macinano terreno sempre più incattiviti e gli ucraini lo perdono sempre più indeboliti. Però noi continuiamo a inviare armi, armi, armi senza sapere (o almeno dire) a quale scopo.
Ci avevano detto che più sanzioni imponevamo a Mosca, più la Russia si avvicinava al default: invece il default russo è rinviato a data da destinarsi, mentre si avvicina quello ucraino (dato per certo dal Fondo Monetario Internazionale se Kiev non avrà subito 15 miliardi, in aggiunta ai 13,5 che già deve restituire); e Putin è sempre più popolare tra i russi, anche grazie all’effetto “uno contro tutti”.
Ci avevano detto che l’Unione Europea doveva bloccare subito l’import di gas e petrolio dalla Russia per impedirle di finanziare la sua sporca guerra; ora la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen avverte Joe Biden che l’embargo farebbe schizzare i prezzi di metano e greggio a tutto vantaggio di Mosca e la Bundesbank calcola che spedirebbe in recessione l’Ue (-180 miliardi, il 5% del Pil, per la sola Germania), con danni risibili per Mosca.
Ci avevano detto che mai e poi mai l’Ue avrebbe ceduto al diktat di Putin di pagare il gas in rubli, col sistema del doppio conto a conversione immediata di valuta: invece l’Ue lo sta accettando, per evitare che dal 1° maggio Mosca ci chiuda il rubinetto.
Ci avevano detto che la Nato con l’Ucraina non c’entrava: invece ha colto la palla al balzo dell’attacco criminale sferrato da Putin il 24 febbraio (secondo tempo della Guerra degli Otto Anni), per trasformare un conflitto regionale sul Donbass in una guerra mondiale da combattere per procura sulla pelle degli ucraini e sulle tasche degli europei.
Dopo due mesi di guerra, tutte le bugie delle opposte propagande si infrangono sull’evidenza dei fatti dappertutto, fuorché in Italia. Qui, in un eterno giorno della marmotta, siamo ancora fermi al falso dibattito su chi è l’aggressore e chi è l’aggredito, come se qualcuno avesse mai negato che l’aggressore è Putin e l’aggredita l’Ucraina. E come se ripetere ossessivamente quel mantra servisse a qualcosa: che so, a salvare la vita di un solo ucraino.
Se in Russia è vietato parlare di guerra, in Italia è proibito parlare di pace. Intanto, mentre i nostri politici e i nostri media combattono la loro guerra-farsa, la guerra vera ha cambiato natura: con la presa di Mariupol che spalanca la strada ai russi per completare il Risiko nell’Ucraina dell’Est e del Sud; e con l’entrata in campo della Nato, che per bocca del suo rintronato commander in chief teorizza il suo vero scopo di far durare il conflitto il più a lungo possibile in attesa della caduta di Putin. Però più passano i giorni, più aumentano i massacri (russi, ma non solo), il territorio ucraino intatto si assottiglia e cresce il rischio di un casus belli da guerra nucleare. Macron e Scholz si ribellano a questo scenario. Draghi invece tace e acconsente, da ossequiente cameriere di Biden: ma quando mai il Parlamento ne ha discusso e l’ha autorizzato a trascinarci in questa follia?
Come nota la rivista Foreign Affairs, cosa voglia Putin ormai si sa, mentre “curiosamente gli obiettivi occidentali sono molto meno chiari”. Così come quelli di Zelensky: “Quali condizioni il governo democratico dell’Ucraina è pronto ad accettare? Recupero di tutto il territorio perso negli ultimi due mesi e ritiro totale della Russia dal Donbass e dalla Crimea”, magari con la sua “adesione all’Ue e alla Nato”? Per azzerare questi due mesi di guerra occorrerebbe l’intervento diretto delle truppe e dell’aviazione Nato: cioè la terza guerra mondiale, che includerebbe l’uso di atomiche almeno “tattiche”. L’alternativa è un compromesso sui territori già persi e sulla neutralità dell’Ucraina, col ritiro delle sanzioni in cambio del ritiro dei russi. Ora che ci prova l’Onu con la missione di António Guterres martedì a Mosca, è solo di questo che dovremmo discutere: cosa vuole l’Ucraina e cosa vogliamo noi? La guerra mondiale, o qualcosa che somigli – con rispetto parlando – alla pace?
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