sabato 30 aprile 2022

Evidenziazione

 

Mica siamo in Russia
di Marco Travaglio
L’altra sera, a Otto e mezzo, il pompierino della sera Massimo Franco ha rischiato la sincope a causa della pacifista Martina Pignatti, che osava citare quel putiniano del Papa, e l’ha accusata di stare con Salvini (quindi i pacifisti devono diventare guerrafondai per evitare che una mattina Salvini si svegli e dica eccezionalmente qualcosa di sensato). Poi ha deplorato “la sfasatura fra la linea molto coerente filo-atlantista e filo-occidentale di Mattarella e Draghi e pezzi di maggioranza che fanno appelli al cessate il fuoco e al dialogo avulsi dalla realtà”. Purtroppo i “pezzi di maggioranza” rei di “sfasatura” pro dialogo sono 5Stelle e Lega, i due partiti più rappresentati in Parlamento, senza i quali non esiste maggioranza. E spetta a loro dare la linea al governo in Parlamento, casomai Mattarella e Draghi si ricordassero che ne esiste uno. L’unica volta che lo interpellò sul decreto sulle armi, Draghi raccontò “un intervento di sostegno e assistenza al popolo ucraino” con “la cessione di mezzi materiali ed equipaggiamenti militari”. Ora scopriamo dai pissipissi di palazzo che – autorizzato non si sa da chi – invierà carri armati e altre armi pesanti incompatibili con gli “equipaggiamenti militari” per difendere il popolo ucraino, mentre i nostri padroni Biden e Johnson teorizzano una guerra di anni, non più per difendere gli ucraini, ma per “sconfiggere Putin”, destituirlo (“non può restare al potere”), “fiaccare la potenza militare russa” e – dulcis in fundo – “attaccare la Russia sul suo territorio”. Ma per Franco il problema non è un premier che viola la Costituzione, umilia il Parlamento, ignora i suoi due principali alleati e se ne infischia della maggioranza degli italiani. Ma sono i 5Stelle (e forse, a giorni alterni, la Lega) che osano dissentire e fare politica. Ergo, fra Draghi mai eletto da nessuno e i leader dei due partiti che hanno vinto le ultime elezioni, prevale Draghi, come se ce l’avesse portato la cicogna. Verrebbe da domandarsi se siamo in Russia, se non fosse che Putin qualche voto l’ha preso: Draghi no.
Intanto, su Rep, Giovanna Vitale racconta nei minimi dettagli l’incontro “riservato” fra Conte e Orsini, “avvenuto all’inizio della scorsa settimana”. Il prof di “simpatie filo-Putin” ha dispensato “consigli” al leader M5S, che ha risposto testuale: “Caro professore, io apprezzo il suo pensiero laterale” (meno, invece, quello frontale). Poi “tra il serio e il faceto, avrebbe buttato lì la disponibilità a candidarlo. Proposta che Orsini, ribattezzato URSSini dai detrattori, non avrebbe respinto. Anzi”. Tutto meraviglioso, a parte il fatto che Conte e Orsini non si sono mai visti né sentiti in vita loro. Verrebbe da domandarsi se siamo in Russia, se non fosse che le fake news di Putin mescolano fatti veri e fatti falsi: quelle di Rep solo falsi.

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