mercoledì 27 aprile 2022

Eccolo!

 

Si vis bellum, para bellum
di Marco Travaglio
Antonio Padellaro illustra come meglio non si potrebbe il vicolo cupo e cieco in cui ci sta cacciando – per viltà, servilismo e incompetenza – il nostro governo. Mentre nei nostri salotti domestici i soliti onanisti dibattevano su direttori d’orchestra, soprano, balletti russi e Dostoevskj, sul contratto di Orsini e le vignette di Vauro, sull’abrogazione della consonante Z e il putinismo dei pacifisti, Papa in testa (ma non di San Francesco, arruolato da Rep come “uomo d’armi”), sull’evidente somiglianza fra gli antifascisti italiani e quelli ucraini con la svastica, Putin tirava diritto nella sua feroce guerra regionale per il Donbass e Biden e i suoi camerieri facevano di tutto per trasformarla nella terza guerra mondiale. Dài e dài, ci sono riusciti. La tecnica dell’escalation è la stessa di Mitridate: una goccia di veleno al giorno per farci accettare, senza accorgercene, una prospettiva terrificante che avremmo respinto tutta in una volta: entrare in guerra con la Nato contro la Russia. A questo portano i delirii di Johnson sulla liceità di attacchi con armi Nato in territorio russo, e quindi di attacchi russi in territori Nato. Finora si poteva discutere sull’invio di armi alla sacrosanta resistenza ucraina per difendere il suo territorio. Ora non più, perché la guerra è diventata un’altra cosa.
Ora le armi servono a “indebolire la Russia fino a farle perdere capacità militare” (Blinken). Anzi, ad “attaccarla” (BoJo) in vista del regime change evocato da Biden per destabilizzare un Paese sovrano, che è pure una potenza atomica, rovesciandone il presidente eletto. Perciò Blinken ha convocato a Ramstein 40 Paesi vassalli, distribuendo liste della spesa per nuove armi e inviando pizzini mafiosi contro la missione di pace del segretario generale dell’Onu Guterres (attaccato dall’ apposito Zelensky) e le dissociazioni di Scholz (già rientrate). Quindi le armi sono un “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”: proprio ciò che la Costituzione vieta col verbo più perentorio (“L’Italia ripudia la guerra”). Scrive Lucio Caracciolo (Stampa): “Discutere sull’opportunità e sulla moralità per l’Occidente – l’impero americano – di combattere contro i russi fino all’ultimo ucraino”. E Domenico Quirico (Stampa): “Siamo a un punto di svolta. Si ammette per la prima volta che la libertà ucraina è solo una cosa fittizia di cui gli americani si servono per attuare la loro politica: l’annientamento della potenza militare russa. Non è estremamente pericoloso?”. Lavrov, Zelensky e Johnson evocano in stereo la terza guerra mondiale, ma a Roma tutto tace. Vogliono gli esimi presidenti Mattarella e Draghi spiegarci dove sta l’Italia, sempreché abbia ancora un Parlamento e – absit iniuria verbis – una Costituzione?

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