venerdì 29 aprile 2022

Dice tutto!

 

“Ora Putin è indifendibile, ma chiamarlo criminale allontana ogni trattativa”
FREEMAN EX DIPLOMATICO - Da Bush jr. in poi l’Ucraina era diventata un’ausiliaria della Nato

DI SABRINA PROVENZANI
Londra. Ex diplomatico Usa, Chas Freeman è stato vicesegretario alla Difesa per gli Affari di sicurezza internazionale dal 1993 al 1994 e ambasciatore degli Stati Uniti in Arabia Saudita, ed è un esperto di Cina. Sul conflitto in Ucraina ha posizioni non allineate.
Lei, il 24 marzo, ha detto: ‘Gli Usa combatteranno fino all’ultimo ucraino”. Cosa intendeva?
La guerra in corso sta diventando una guerra per procura fra gli Usa, con la Nato decisamente al loro fianco, e la Russia, che si contendono sfere di influenza. E ci siamo arrivati partendo da lontano, quando George W. Bush, nel 2008 disse, fra l’altro, incontrando resistenze anche fra gli alleati, che l’Ucraina sarebbe dovuta entrare nella Nato, cioè nella sfera di influenza Usa. Dopo il colpo di Stato del 2014 a Kiev, a cui gli Usa hanno partecipato, l’Ucraina è diventato un Paese ‘ausiliario’ della Nato, che gli ha fornito addestramento, intelligence, materiale per la difesa… una escalation che ha allarmato la Russia. Io non credo che Putin volesse incorporare l’Ucraina: voleva impedire che la incorporasse la Nato. E francamente una Ucraina nazione cuscinetto fra le due sfere d’influenza sarebbe stata meglio per tutti.
Facciamo un gioco di ruolo in cui lei è l’avvocato difensore della Russia.
Putin è indifendibile, e ora non si può fare altro che inviare armi per fermarlo. Ma è andato a Pechino da Xi Jinping per discutere del suo piano di riassetto della sicurezza europea, cioè la sua proposta sull’Ucraina, per mitigare la ‘minaccia’ alla Russia. Pechino era d’accordo, e a favore della neutralità ucraina. Ovvio che conteneva richieste assurde, come il disarmo dei Paesi Nato, ma ogni negoziazione parte con premesse non realistiche per ottenere i veri obiettivi. Ma la proposta è stata ignorata dalla diplomazia occidentale. A quel punto lui ha applicato un classico schema da ‘diplomazia coercitiva’, cioè ammassare le truppe al confine. L’Occidente ha diffuso l’allarme che ne sarebbe seguita un’invasione, e lui si è sentito sfidato e ha invaso, senza nemmeno preavvisare i suoi generali. Un errore dalle conseguenze tragiche, da condannare. Ma chiamare Putin criminale di guerra, demonizzarlo, dichiarare di voler approfittare di una Russia indebolita, significa allontanare ogni possibilità di uscita dallo stallo. Significa eliminare ogni incentivo russo a trattare, e mettere Zelensky nell’impossibilità di farlo. Mi fa pensare al Congresso di Versailles dopo la Prima guerra mondiale, con la Germania esclusa dai negoziati, e sappiamo come è andata a finire. Il risultato è tenere l’Europa in una guerra permanente, alimentata dalle esportazioni di gas russo e dall’invio di armi occidentali, e che può uscire dai confini ucraini, coinvolgere la Nato, portare a un’escalation nucleare. Una Russia indebolita alle porte dell’Ue è un disastro per gli ucraini, per i russi, per gli europei e non conviene nemmeno agli Usa.
Il racconto di questa guerra è estremamente polarizzato.
Be’, questa è la guerra d’informazione più massiccia della storia dell’umanità. Tutti mentono, distorcono la verità, costruiscono il loro racconto. Ma chi è esposto solo alle bugie occidentali, e non anche a quelle russe non ha modo di capire la realtà. Naturalmente non c’è equivalenza perché quello di Putin è un regime che reprime l’informazione: però anche da questa parte della propaganda c’è chi mette in discussione quello che dicono i governi occidentali o le agenzie di PR che stanno aiutando Zelensky a raccontare al mondo quello che sta accadendo nel suo paese. Va riconosciuto a Zelensky di essere un ottimo attore, eletto per guidare uno Stato e che ora ne ha fatto una nazione, grazie proprio alla sua capacità di rappresentarsi come simbolo della resistenza ucraina. E poi ricordiamolo: questo conflitto ci viene descritto come scontro fra democrazia e autoritarismo. Ma il mondo è più grande del G7: l’intera America Latina, buona parte dell’Asia, il Medio Oriente, la Cina, l’Africa possono condannare le atrocità russe, ma non per questo stanno dalla parte della Nato, perché non dimenticano le umiliazioni e il razzismo subiti dagli Usa.

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