venerdì 18 febbraio 2022

L'Amaca

 

L’intelligenza dopo la tempesta
di Michele Serra
Ho commesso “errori di sistema”, ma quegli errori portano “la mia firma individuale. Dunque ne porto il peso”. Così Sergio Cusani su Tangentopoli, a conferma del fatto che l’intelligenza è il solo bene che ci rimane, dopo qualunque tempesta.
Cusani non considera un alibi il “così fan tutti”. Fu il grande errore di Craxi, il cui discorso in Parlamento sarebbe stato quasi perfetto se avesse aggiunto, in coda alla sua chiamata a correo dei presenti, che nessun “errore di sistema” può esentare i singoli dalle proprie responsabilità. Sono le persone che commettono reati, non “il sistema”. Cusani ha reso la sua testimonianza in un incontro pubblico a Palazzo di Giustizia, trent’anni dopo. Stando alle cronache, quell’incontro è rimasto un paio di spanne al di sopra della perdurante gazzarra a proposito della giustizia, che rischia di avere ulteriori puntate referendarie. Partecipava all’incontro anche Gherardo Colombo, il più riflessivo e capace di ascolto, mi permetto di dire, del pool di Mani Pulite, che ebbe ai tempi una popolarità clamorosa, superiore a qualunque serie televisiva dei tempi presenti. D’Ambrosio, Colombo, Davigo, Di Pietro, furono più dei Fantastici Quattro.
Viene da dire, abbandonandosi all’utopia, che se ogni imputato fosse Cusani, e ogni inquirente fosse Colombo, il mondo sarebbe migliore. Non senza colpa e non senza dolore, ma almeno in grado di chinarsi sulla colpa e sul dolore senza spocchia e ferocia. Conobbi Sergio Cusani tanti anni fa, ai domiciliari, era l’imputato-star di Tangentopoli. Mi sembrò una persona notevole, ma ero accecato dai miei pregiudizi, che mi impedivano di vedere in un colpevole un uomo stimabile. Non glielo dissi allora, glielo dico adesso, trent’anni dopo.

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