mercoledì 12 gennaio 2022

L'Amaca

 

La svastica quotidiana
di Michele Serra
Il funerale nazista a Roma, quartiere Prati, ci dice qualcosa di incontrovertibile e di orribile. Ci dice che una giovane donna italiana, nell’anno 2022, viene salutata dai suoi amici nel segno dello sterminio.
Che quel segno sia conosciuto nel suo significato pieno (sterminio) da chi lo onora; oppure, per ignoranza, per coglioneria (i due grandi motori della tragedia umana), chi lo ha imposto su quella bara non sappia, o non voglia sapere, e creda che quella bandiera sia come tante altre, o migliore delle altre; non cambia molto. La svastica ha comunque vinto la sua lunga guerra carsica, è in mezzo a noi, sui muri, nelle curve degli stadi, tatuata su avambracci di nostri simili. E questo, italiani brava gente, sappiatelo, accade da noi assai più che nel resto d’Europa, con l’eccezione di qualche Paese dell’Est di scadente tradizione democratica.
Siamo i più fascisti e i più nazisti d’Europa, anche per demerito di una destra piccina, ipocrita e ignorante, incapace di fare i conti con la propria storia: o vi risulta che qualcuno a destra, a parte sparuti esempi, nutra qualche preoccupazione in merito al nuovo fascismo?
Che il vettore della svastica romana, e di tutte le altre, sia la morte della pietà oppure la morte dell’intelligenza, è irrilevante. È comunque accaduto. È GIÀ accaduto: non stiamo facendo i conti con un “pericolo”, stiamo facendo i conti con una realtà. Il significato di quella croce ritorta è uno soltanto: morte agli inferiori, odio razziale, odio della democrazia, della libertà e dei diritti. C’è qualcuno, in mezzo a noi, italiani brava gente, che rivendica queste cose.
Che le coltiva, le custodisce, le prepara. Almeno saperlo, almeno dirlo, no? O vogliamo lasciare sola, a fremere di rabbia e di paura, la comunità ebraica?

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