LA DENUNCIA DI SANDERS
“Con Omicron ricavi record per Big pharma”
CHI SI TIENE STRETTI I BREVETTI - MODERNA, PFIZER E BIONTECH FARANNO 34 MILIARDI DI DOLLARI DI PROFITTI LORDI. LA SCORSA SETTIMANA IN BORSA TITOLI SULLE MONTAGNE RUSSE
di Stefano Vergine
L’ultimo a gridarlo è stato Bernie Sanders. “Quel che è troppo è troppo”, ha scritto il leader della sinistra radicale americana e senatore del Partito democratico: “La scorsa settimana otto investitori di Pfizer e Moderna hanno guadagnato 10 miliardi di dollari mentre si diffondevano le notizie della variante Omicron”. Non è chiaro chi siano questi investitori menzionati da Sanders, a ogni nuova variante di SarsCov2 annunciata le speculazioni in Borsa sono dietro l’angolo, infatti la scorsa settimana i valori dei titoli hanno subito forti fluttuazioni mentre imperversava l’allarmismo su Omicron. Ma la sostanza del ragionamento è ormai condivisa da tantissimi, da destra a sinistra: medici, ministri, diplomatici, scienziati, attivisti; l’Oms, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale. “La sospensione sui brevetti dei vaccini anti-Covid è giusta ed equa”, scriveva già a maggio Nature.
Sono d’accordo ormai anche quasi tutti i Paesi del mondo, compresi Stati Uniti e Cina, eppure da oltre un anno la proposta avanzata dai governi di India e Sudafrica giace immobile sul tavolo dell’Organizzazione mondiale del commercio. L’ultima riunione, a inizio mese, doveva essere decisiva. È stata rimandata a data da destinarsi: la priorità è ora la gestione di Omicron, è stato spiegato. La questione dei brevetti ora non merita neanche una riunione su Zoom.
Chi sta riuscendo a congelare la discussione? A fare da scudo ci sono l’industria farmaceutica, il settore finanziario e alcuni Stati. Chi continua a opporsi diplomaticamente alla moratoria sui brevetti sono Svizzera, Regno Unito e Unione europea, quest’ultima seppur divisa al suo interno. La Germania di Angela Merkel, sede di Biontech, finora è stata contraria (non è chiaro cosa ne pensi il neo cancelliere Olaf Scholz). La Francia di Macron è d’accordo. L’Italia di Draghi ha tenuto finora una posizione sfumata: l’ultima volta che ne ha parlato, il premier ha detto che “l’Italia è aperta a questa idea (della sospensione, ndr), in modo mirato, limitato nel tempo e che non metta a repentaglio l’incentivo a innovare per le aziende farmaceutiche”. Poi ha aggiunto: “So che Ursula (Von der Leyen, presidente della Commissione europea, ndr) ha un’altra idea, che è anch’essa molto innovativa e che in prospettiva è più realistica”. Era maggio, l’idea della Von der Leyen – puntare sugli accordi volontari tra case produttrici – non ha funzionato: a oggi i dati dicono che solo il 3% dei vaccini è andato in Africa, allora la quota era del 2%, pochi passi avanti.
Senza l’unanimità, all’Organizzazione mondiale del commercio la sospensione dei brevetti non può passare. Intanto, mentre il tempo scorre c’è chi macina soldi. Il 2 novembre scorso l’americana Pfizer ha detto che quest’anno fatturerà grazie al vaccino 36 miliardi di dollari. Altrettanto dovrebbe fare la tedesca Biontech, cui vanno metà dei ricavi. L’altra americana, Moderna, prevede di incassare grazie al suo vaccino tra i 15 e i 18 miliardi di dollari. Totale: 90 miliardi circa. Anche i profitti sono dal leccarsi i baffi, perché le case farmaceutiche hanno puntato finora a vendere i propri prodotti al miglior offerente, vale a dire alle nazioni più ricche. Effetto collaterale: al momento solo il 3% delle dosi distribuite nel mondo è andato in Africa. Sulla base delle stime fornite dalle tre aziende, Oxfam ha calcolato che le tre società campioni del mercato vaccinale quest’anno faranno 34 miliardi di dollari di profitti lordi, equivalenti a 65mila dollari al minuto, più mille dollari al secondo. Tutto questo prima di aver pagato le tasse. Che, in due casi su tre, saranno parecchio basse. Mentre la tedesca Biontech ha scritto che la sua aliquota effettiva a fine anno sarà del 31 per cento, Moderna e Pfizer verseranno molto meno. La prima ad agosto aveva stimato un’aliquota effettiva del 7%, poi a novembre ha detto più genericamente che pagherà meno del 10%. Pfizer ha invece stimato che quest’anno i suoi utili saranno tassati al 16%. In entrambi i casi, molto meno di quanto versa una normale impresa americana (21%). D’altronde sono le leggi a permetterlo: tra vecchie perdite usate per abbattere il carico fiscale e società offshore (la holding di Pfizer è registrata in Delaware, quella di Moderna in Svizzera), le due società che più stanno beneficiando dell’emergenza-Covid verseranno pochissimo, e questo nonostante abbiano ricevuto “miliardi di dollari pubblici dai contribuenti di Stati Uniti, Germania e altri Paesi”, hanno fatto notare gli attivisti della People’s Vaccine Alliance, di cui fanno parte moltissime ong tra cui l’italiana Emergency.
Chi rischia di perdere di più da un’eventuale sospensione dei vaccini sono dunque gli azionisti di Pfizer, Biontech e Moderna. Il fondatore di Biontech, lo scienziato Ugur Sahin, da quando è iniziata la pandemia ha guadagnato 4 miliardi di dollari grazie al rialzo del titolo in Borsa. L’amministratore delegato di Moderna, Stephane Bancel, quest’anno ha aumentato il patrimonio personale di 4,8 miliardi di dollari. Sono però i grandi fondi internazionali, i colossi della finanza ad aver scommesso le fiche più pesanti sui brevetti dei vaccini. Due, in particolare. Blackrock ha partecipazioni in tutte e tre le aziende per un totale del 9,8%: ai valori attuali, sono 18,1 miliardi di dollari. The Vanguard, altro gigante del settore, è ancora esposto: possiede il 14,8% delle azioni delle tre società, per un controvalore di 28,5 miliardi di dollari al momento. La sospensione dei brevetti rischia di incenerire il valore delle loro partecipazioni, così come quello dei tanti altri fondi d’investimento che hanno scommesso soldi sulle aziende che producono i vaccini. A loro, la liberalizzazione non conviene.
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