mercoledì 22 dicembre 2021

L'Amaca

 

Giù le mani dal mio avatar
di Michele Serra
È in atto, tra gli appassionati della realtà virtuale, un vivace dibattito sulle molestie sessuali nel metaverso, che come certamente saprete non è una parte del corpo, come il metacarpo e il metatarso, ma il suo preciso contrario: è l’incorporeità perfetta, il luogo dove, attraverso i nostri avatar, possiamo sanguinare senza sanguinare, esserci senza esserci, morire senza morire. Pare che negli Stati Uniti (dove, se no?) una utente abbia denunciato che il suo avatar sia stato molestato da un altro avatar. E si domandano (non gli avatar, ma i loro emissari in carne e ossa) come difendersi.
Meno impressione, fino a qui, avevano suscitato le carneficine e le amputazioni nei videogame, spesso molto realistici e molto antropomorfi. Anche lì si tratta di corpi virtuali violati: ma si sa che la guerra non è fonte di disonore, il sesso sì.
Si intende che ognuno passa il suo tempo come meglio crede, ed evidentemente ci sono persone per le quali la serenità del proprio avatar è un problema serio.
Suggerirei però, in una breve pausa del Game, di andare a chiederlo in un accampamento di profughi, in una coda per il pane, in una baraccopoli: scusi signora, lei che cosa pensa del problema dei palpeggiamenti nel virtuale? Scusi signore, non crede che il mio avatar abbia diritto a una maggiore protezione, quando gira solo soletto per il metaverso? È bello potersi concedere dei lussi, a patto di saperlo, che sono lussi. Il dibattito sui palpeggiamenti nel metaverso vale, quanto a lusso, come il bagno nello champagne e lo psicanalista per il gatto.

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