Una delle cose che più mi fanno imbufalire, pure scalciando, si verifica quando appropinquandoti davanti a uno sportello pubblico, in questo caso l’Asl, ti devi sorbire la chiacchierata mattutina dell’addetta con le paciose colleghe a cui, senza malevolenza alcuna, augurerei qualche mese nell’augusto “privato” con annesse le tipiche frasette del datore di lavoro quali “avete finito di ciacolare come vecchie galline da brodo?”
La dipendente statale, pregna di agii oramai in dissolvimento, spiegava alle altre due gall… ehm…colleghe le manchevolezze della quarta, rigorosamente assente come da editto in vigore dal 1364 “Disquisizio mefiticam cum improvvidam ciacula versus feriente goderecciam”; e mentre insinuava, lanciando sagole dubbiose sul comportamento dell’assente, come un radiofaro ad intermittenza guardava il monitor, schiacciando tasti del pc “ad minchiam” addossandomi il sospetto che l’esame a me prescritto, si tramutasse in un’ecografia del primo trimestre, tra l’ottava e la decima settimana dopo il concepimento. La ciacolata gallinacea è proseguita per tutta la durata del pagamento del ticket, con un’unica sospensione allorché, rivolgendosi alquanto scocciata per la temporanea sospensione della fustigata verbale all’assente, mi ha sciorinato una serie di informazioni in qualche nano secondo, che avrei potuto, forse, recepire nel caso di essere dipendente NASA curante il progetto di sviluppo informatico sulle future missioni su Marte.
Una volta congedatomi, mi è sorta in cervice la seguente domandina: “E questo sarebbe il modo con cui curi le tue dipendenti, permettendo loro di approfittare del tuo essere allocco nel mondo?”
“Come mia dipendente? Mumble mumble… diamine, è vero! La pago anche io!”
Grrrrrr…
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