Quanto è grande la Manica
di Michele Serra
Tra gli effetti di Brexit, c’è che Johnson si rivolge a Macron come se la Francia fosse una specie di Libia spostata molto più a Nord, e l’Eliseo lo stato maggiore del traffico di migranti. Oppure è vero il contrario: Brexit non è una causa, è solo una logica conseguenza. Per la grande isola a Nord della Manica il Commonwealth, che è l’eufemismo del vecchio Impero (vuol dire “bene comune”, probabilmente è il primo, clamoroso esempio storico di ipocrisia politicamente corretta), è pur sempre molto più prossimo, familiare e importante dell’Unione Europea. Le città inglesi pullulano di migranti, asiatici soprattutto, ma sono, come dire, un prodotto interno, un imponente flusso post-coloniale (come i magrebini in Francia). Ma i migranti africani che traversano l’Europa no, quelli non sono sudditi o post-sudditi della Corona Inglese, quelli sono affare interno di chi sta dall’altra parte della Manica. Se li tengano.
È un modo di ragionare che non fa una grinza, a patto che ci si rassegni al provincialismo che sta sotto e dietro il cosiddetto sovranismo.
Impossibile anche solo concepire una comune politica dei Paesi europei (l’Inghilterra lo è, almeno sul mappamondo) per il governo dei fenomeni migratori, fino a che un braccio di mare che si traversa anche con le pinne e il materassino, la Manica, politicamente è vasto e procelloso come un oceano.
Lo sanno bene gli ultimi annegati di una lunga serie, che hanno almeno avuto il discutibile vantaggio postumo di occupare le prime pagine di tutti i Paesi nord-europei, e fatto discutere quei Parlamenti e quei governi. Migliaia di annegati nel Mediterraneo non hanno potuto godere di un cordoglio così diffuso. Se si vuole attirare l’attenzione, conviene annegare nella Manica.
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