I compari della distruzione
di Michele Serra
Sembra di capire che la speranza, anche tra i cosiddetti potenti della Terra (normali governanti di normali popoli) sia che il circolo vizioso dello sviluppo si trasformi in circolo virtuoso.
Di speranze si vive, e dunque evviva. Ma modi e tempi di questa riconversione, che avrebbe del miracoloso, sono tutt’altro che chiari, e dunque sono oggetto di disputa e di divisione. Quanto alla portata del processo (in due righe: si tratterebbe di trasformare otto miliardi di umani, presto dieci miliardi, da fattore di distruzione in fattore di risanamento), è così ambizioso e mirabolante che al confronto le utopie fin qui praticate, dal Regno dei Cieli al Sol dell’Avvenire, sono robetta.
Che deve fare, dunque, un pessimista però pieno di buona volontà e magari con figli e nipoti che i conti con il disastro dovranno farli, poveretti, quando noi saremo già al sicuro, cenere al vento? Deve, per prima cosa, cercare di aiutare quei politici che, in tutto il mondo, credono davvero in uno sviluppo differente, qualunque cosa voglia dire questa fumosa espressione; e combattere quei politici (vedi il veneto onorario Bolsonaro, ma che vergogna, che squallore) che invece non ci credono, e sono compari della distruzione, o per stupidità o per interesse economico.
Devono dunque sapere che non una concordia di facciata, ma un consapevole conflitto sarà il metodo necessario, per non dire obbligatorio, per tenere vivo almeno un briciolo di speranza. E devono insegnarlo a figli e nipoti. Conoscere, distinguere, prendere parte, se necessario battersi. Forse così si salverà homo sapiens .
Quanto alla Terra, si salverà comunque.
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