venerdì 5 novembre 2021

Ci ritorno su con Daniela!

 

Il sogno americano di Renzi: Kennedy, Pil e volo a scrocco
La trasferta Usa senza soldi
DI DANIELA RANIERI
Non che ci fossero molti dubbi, ma i messaggi WhatsApp che Renzi scambiò nel 2018 con un imprenditore affinché questi gli consigliasse dove andare a elemosinare un volo privato per l’America – e che il Fatto ha pubblicato ieri – restituiscono del personaggio un ritratto desolante, squallido; poche stringhe di testo illuminano ferocemente la sua natura, la sua cultura, la sua etica, la sua antropologia.
Scrive:
“Mi ha invitato Bill Clinton mercoledì mattina (6 giugno 2018, ndr) ad Arlington per la cerimonia di Bob Kennedy, 50 anni dopo. Lui farà un discorso ufficiale. A me hanno chiesto di leggere discorso sul Pil. Una roba da seghe”.
Il discorso sul Pil, che Bob Kennedy pronunciò nel 1968 all’Università del Kansas, diceva tra le altre cose: “Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Il Pil non misura né la nostra saggezza né la nostra conoscenza… Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta”. Per Renzi è “una roba da seghe”, che in toscano dovrebbe voler dire grossomodo “cosa estremamente entusiasmante” (in italiano è l’atto onanistico e, per sineddoche, colui che lo compie). Non riesce a non esercitare il cinismo irridente, non solo verso chi lo invita: è disincantato pure verso sé stesso e il suo ruolo.
Ma c’è un impedimento: Renzi, da poco eletto senatore, il 5 giugno intende votare contro la fiducia al governo Conte I.
“Devo però votare contro i grillini martedì alle 17. Rischio di non avere voli. C’è qualche tuo amico riccone che viaggia dopo le 18 verso Washington? O hai contratti per prendere un aereo a poco?”.
“Contro i grillini”, non contro la Lega, l’altro alleato di governo. “Amico riccone”: l’invidia dell’arricchito verso chi è più ricco è un topos di cinema e letteratura. L’ambizioso ha bisogno del riccone, senza il quale non può fare niente. Si sa inferiore, ne ha bisogno, e ringrazia cumulando acredine.
“È una figata storica quella di parlare ad Arlington ricordando Bob Kennedy, ma non posso evitare di votare la sfiducia a queste merde. Conosci qualcuno?”.
Il vocabolario di Renzi è limitato. Se in pubblico parla per slogan e calembour, nel privato conosce solo due poli: “figata” e “merde”. La sfiducia non è motivata da ragioni politiche: è puro disprezzo irragionato, infantile. È un senatore, ma si comporta da tifoso.
“O perché qualcuno deve essere ripreso in Usa e quindi aereo deve comunque viaggiare. Altrimenti costa troppo”.
Renzi potrebbe andare negli Usa a sue spese, ma non ha abbastanza denaro. Aveva comprato coi nostri soldi un aereo privato tutto per lui, quand’era “premier”; ma ora è – come ama dire con stizzosa falsa modestia – solo un “senatore semplice”, e deve accollarsi a chi è più potente di lui. È il cruccio del provinciale, del piccolo borghese che tenta il balzo ma si accorge presto di stare a fare il passo più lungo della gamba (cfr. Il Gattopardo). La letteratura russa è piena di giovinastri che hanno vissuto nel privilegio conquistato alla bell’e meglio dai padri, industriosi nell’arrangiarsi, ma incapaci di trasmettere ai figli l’imperativo di procurarsi da vivere in modo onesto e senza scorciatoie. Costoro arrivano nella grande città e desiderano adeguarsi allo stile di vita dei più fortunati. Apprendono che per tutto servono i soldi, loro demone e feticcio (sono convinti che gli manchi solo il denaro per raggiungere la felicità). Seguono loro peripezie, non sempre onorevoli, per procacciarseli.
L’imprenditore si offre di chiedere a John Kerry.
Renzi: “No, lascia stare. Sembriamo morti di fame”. Vuole sembrare benestante, non per dignità, ma per immagine.
Bianchi (pres. Fondazione Open, che finanziava la Leopolda, ndr): “134. 900???! Ma ha perso la testa?”. Lotti (deputato Pd, ex ministro, ndr): “Non ho parole. Io gli ho detto che senza copertura non si può. Eyu quanto mette?”. Per i suoi sodali Renzi è ammattito. La quantificazione di questa follia è la somma che pretende a spese di altri. Di chi? Nel 2017 il tesoriere del Pd Bonifazi annuncia la nascita della Fondazione Eyu: “Abbiamo molti progetti in cantiere, temi vitali quali l’immigrazione… le prospettive di lavoro per i millennials e tanto altro”. Forse Matteo era un millennial e girandogli la paghetta di una fondazione di partito (del Pd, che lui ha appena portato al 18%) si sperava di dargli una prospettiva di lavoro.
Imprenditore: “Privato costa 100mila”. Renzi: “100mila è troppo anche per Bobby Kennedy”. Renzi non ha ideali (Ciriaco De Mita, a colloquio con la sottoscritta, fu ancora più radicale: “Renzi non ha pensiero”). A Bob Kennedy (“Bobby”) dedicò una piattaforma web, ovviamente fallita; si sente una specie di suo epigono. Ma non vale un volo da 100mila euro. L’evento è “una figata”, ma solo perché chiamano lui. Infine riuscirà, secondo la Guardia di Finanza grazie anche a donazioni alla Fondazione Open, a racimolare 134.900 euro per un volo. Quanti mesi di Reddito di cittadinanza fanno 134.900 euro? 172 mesi e 94 giorni, 14 anni di sussistenza per un povero assoluto, o 1 anno per 14 di loro, a cui lui vorrebbe togliere tutto.

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