giovedì 21 ottobre 2021

L'Amaca

 

La sola vera sostituzione etnica

di Michele Serra

Si suppone che il nuovo digitale terrestre sia migliore di quello vecchio. Diamolo per scontato, così almeno ci risparmiamo il sospetto che non tutta l’innovazione tecnologica sia davvero “necessaria”, se non ai produttori degli aggeggi generati dall’innovazione stessa.
Il solo fenomeno di “sostituzione etnica” fin qui verificato è quello, sempre più incalzante, di intere popolazioni di dispositivi tecnologici, e attrezzeria di complemento, che finiscono nelle discariche per lasciare posto all’invasione di nuovi eserciti, che occupano le nostre case giusto il tempo necessario per essere dichiarati a loro volta obsoleti.
Non sembra esserci molta armonia tra la cosiddetta riconversione ecologica e la dittatura dell’economia usa e getta. In aggiunta a questo, sgomenta la tendenza, galoppante, a scaricare sulle spalle del consumatore la fatica di gestire questi continui contrordini. I messaggi di spiegazione che compaiono sui nostri televisori sono surreali. Disegnano un labirinto di reti morenti oppure sopravviventi, però alcune solo per pochi mesi; e spesso si tratta di pezzi di una stessa emittente (per esempio Rai e Mediaset) oscurati di netto oppure mantenuti in vita da una specie di terapia intensiva, un decoder che però non è uguale a nessun vecchio decoder. Oppure ancora saranno salvi tutti assieme, reti e canali, grazie a nuovi televisori che come l’Arca sono in grado di accogliere ogni forma di vita televisiva. E questo vaglio minuzioso tra cavi, telecomandi, istruzioni, connessioni e antenne, dovremmo farlo forse noi? Ovviamente no: chiameremo l’antennista. A patto che non ci ripetano più la favola della tecnologia che semplifica la vita.

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