La fatica di una ballerina
di Michele Serra
Si invecchia senza rendersene conto. Quando ho letto che Forza Italia candidava a Roma “la soubrette di Cacao Meravigliao”, Regina Profeta, ho pensato alla reiterazione di un vizio classico di quegli ambienti politici: i nani e le ballerine, le pupe dei capi che diventano sottosegretario, la grande svolta del berlusconismo (con nervature craxiane), l’Italia televisionara che fieramente decide che per fare politica non c’è alcun bisogno della politica.
Poi ho letto una struggente intervista alla signora, e sono tornato alla realtà delle cose. Ha quasi la mia età, un figlio cardiopatico, zero possibilità di tornare in palinsesto, si immagina che sbarchi il lunario con qualche affanno. Dal punto di vista ideologico sa dire soltanto “sono di destra e credo in Dio” e questo me la fa sentire fraternamente prossima: anche io, di me stesso, so dire solamente “sono di sinistra e non credo in Dio”, il resto è nebbia.
Mi sono reso conto che quando Berlusconi cercò di irretire l’Italia con le tette, per giunta non sue, aveva cinquant’anni; io trenta; e la signora Profeta ventotto. Forse non seppe, e ancora non sa, che Cacao Meravigliao era una formidabile presa per il culo di Mediaset e di Berlusconi (grazie Arbore). Ma certamente sa quanta vita è passata, da quella lontana stagione, e quante delusioni le è toccato collezionare, e non solo a lei. Non credo esista un Albo dei nani e delle ballerine, ma se fosse possibile consultarlo sarebbe utile sapere che prezzo hanno pagato per sopravvivere alla grande illusione di quegli anni.
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