di Andrea Scanzi
«Ricordo ancora la domanda che fece il professore di filosofia il primo giorno di liceo: 'A che serve studiare? Chi sa rispondere?".
Qualcuno osò rispostine educate: "a crescer bene", "a diventare brave persone". Niente, scuoteva la testa. Finché disse: "Ad evadere dal carcere".
Ci guardammo stupiti. "L’ignoranza è un carcere. Perché là dentro non capisci e non sai che fare.
In questi cinque anni dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, vi vogliono stupidi, ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?".
È un aneddoto raccontato da Corrado Augias. Lo ha ricordato nelle ore scorse Leonardo Cecchi. Parole bellissime.
Ricordiamocene e mettiamole in atto, o sarà la fine. Una fine che peraltro è già cominciata. Di ignoranza si muore, e l’ignoranza è in carcere. Sveglia!
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