domenica 18 luglio 2021

 

L'uscita mattutina è stata costellata da una dimenticanza, apparentemente innocua, frutto di sbadataggine: "isso" è rimasto in casa e la conseguente scoperta di non averlo in tasca ha innescato un dedalo di smarrimento misto a voglia insana di ritornare ad afferrarlo immediatamente con frasi del tipo "e se ti chiama qualcuno?" - "metti il caso che inciampi fracassandoti l'alluce, come farai a chiedere aiuto?"
Ma la smania di provare ad essere libero dalla schiavitù dello smartphone ha prevalso su ogni altra logica, aprendo la sit commedy da sempre cercata e mai realizzata per mancanza eclatante di iniziativa, supportata dall'insano moto di pensiero tenendente a rimandare di giorno in giorno le spinose questioni sociali. Sedersi ad un tavolino ad esempio senza il cellulare, è una pratica che non vivevo da almeno dieci anni. Arriva il caffè e subitaneamente ecco partire il comando di afferrare lo strumento nella tasca destra dei pantaloni; ma non c'è cari neuroni, non l'ho portato. E allora che faccio? Leggo dietro alle bustine dello zucchero di canna? Guardo le vetrine attorno? Spaesato, inorridito, mi lascio trascinare dai pensieri, vagando oltremodo sui ricordi, sui progetti, sulle urticanti prossime giornate. Veicolo il moto d'insoddisfazione sorto dall'impossibilità della sana e robusta navigata con frammentazione di cogitata, avvertendo altresì uno stantio odore di naftalina per una metodologia meditativa lasciata ahimè negli scaffali della mente ove crediamo di riporre ciò che a prima vista appare obsoleto e superato dalla modernità.
Ed ecco che, incomprensibilmente arriva dai primordi dell'io una certa sensazione flaccida ma continua, quasi fosse un soddisfacimento di ataviche interazioni sopite dall'andare dei tempi, un senso di autonomia, di distacco, di gagliardo, simile a ritrovarsi da solo con se stesso in una metropoli straniera, in cui non spiccichi nulla della lingua di casa. Soddisfazione, si! Libertà da una schiavitù confusa con il progredire tecnologico imposto da pochi per l'imbarbarimento culturale di molti.
Sai che faccio? Domani ci riprovo a uscire senza "isso"!
Vuoi vedere che in fondo in fondo questa è la strada per un'inaspettata libertà di coscienza?

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