sabato 24 luglio 2021

Dai ammettetelo!


Pienamente d'accordo! Il Comico e il Bibitaro dovrebbero almeno essere sinceri: "Scusateci, abbiamo scherzato!"
Rieccoli, è arrivata La restaurazione
di Lorenzo Giarelli
Il cancelliere von Metternich, artefice del Congresso di Vienna, fu campione di diplomazia e di aforismi. “Gli abusi del potere – disse una volta – generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso. La prima frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli”. Oggi Vienna non c’entra, eppure la restaurazione – se ci è concesso di restare nell’800 – è un venticello, un’auretta assai gentile che leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar.
Così ci è parso che abbia agito il governo Draghi finora, invertendo la rotta rispetto all’era Conte, spesso liquidata come populista senza dar peso al fatto che gli elettori, nel 2018, avessero chiesto un netto cambiamento rispetto alla vecchia politica. Ora l’idea è quella di una retromarcia: spazio ai camaleonti a là Talleyrand, a loro agio col Re, la Rivoluzione e l’Impero, tanti saluti a chi si era illuso di aver sradicato decennali centri di potere.
processicartabia come b.
L’ultimo caso, forse il più emblematico, è quello della riforma Cartabia, una tagliola sui tempi del processo penale (2 anni per l’Appello, uno per la Cassazione, altrimenti scatta l’improcedibilità) che spazza via lo stop alla prescrizione voluto da Alfonso Bonafede. Già bocciata da illustri magistrati (ma non dai ministri 5 Stelle e dall’ex capo Luigi Di Maio, a proposito di Talleyrand) la riforma Cartabia nasconde il più impresentabile dei padrini, ovvero quel Silvio Berlusconi a cui Luigi XVI invidierebbe l’eterna capacità di resistere a ogni sommossa. Fu Silvio, nel 2009, a promuovere il cosiddetto “processo breve”, un ddl i cui contenuti erano praticamente identici a quelli adesso riciclati dalla Guardasigilli. Con una differenza: allora la sinistra, nelle sue varie forme, denunciò la vergogna berlusconiana, mentre oggi l’indignazione è un lusso per pochi.
nominemontiani di ritorno
Le sue lacrime furono l’immagine del governo Monti, identificato – anche per colpe non sue – con la stagione dei tagli lacrime e sangue. Ora Elsa Fornero torna a Palazzo Chigi, appena chiamata come consulente del consiglio d’indirizzo per la politica economica. Un chiaro segnale di quale sia l’orientamento del governo sulle pensioni, proprio nell’anno in cui scadrà quota 100. Dopo dieci anni, la Fornero dovrà riscattare il pasticcio con gli esodati: la sua riforma lasciò 350 mila persone senza lavoro né pensione.
A Palazzo Chigi la Fornero troverà pure Anna Maria Tarantola, altra protagonista delbiennio di Monti (che la nominò presidente della Rai). Di lei si ricorda soprattutto il lungo periodo ai vertici della Banca d’Italia (con Draghi governatore), durante il quale fu autorizzata la disastrosa acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, che spese 17 miliardi per una banca che ne era costati poco più di 6 qualche mese prima. Tutto perdonato, in un governo che già non si era fatto problemi a riesumare ministri da ancien règime, vedi Maria Stella Gelmini agli Affari Regionali e Renato Brunetta, tornato alla Pubblica amministrazione.
Licenziamenti via le tutele
Certo, prima o poi il blocco dei licenziamenti doveva saltare. Ma il termine del 30 giugno, arrivato con un compromesso che ha scontentato più i giallorosa che il centrodestra, ha avuto effetti per migliaia di persone cogliendo impreparato il governo: in Toscana Gkn ha annunciato 422 licenziamenti, in Brianza Gainnetti Ruote lascerà a casa 150 dipendenti, a Brescia la Timken taglierà 106 posti. Con Giancarlo Giorgetti che al Mise cade dalle nuvole: “Uscire dal blocco è inevitabile, ma non in questo modo. Non vogliamo il Far West”. Il quadro, se non altro, dovrebbe mettere in guardia il governo su cosa accadrà al termine dei vincoli ancora in vigore, soprattutto nei settori del tessile e della moda.
altro che “eco”green addio
In pochi mesi il governo ha dato una sterzata alle politiche energetiche e edilizie, facendo eclissare le speranze di una svolta ambientale. Il tutto col placet di Beppe Grillo, moderno Joseph Fouché passato metaforicamente dalla Rivoluzione alla polizia politica in difesa del governo e del ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, da lui definito “grillino”. Cingolani, dal canto suo, ha fatto di tutto per smentirlo: via libera a nuove trivelle in mare, buone parole per gli inceneritori e il “mini-nucleare”, protezione dei colossi dell’automobile contro l’elettrico. E un Pnrr che destina solo il 37,7% delle risorse alle iniziative green, percentuale tra le più basse in Ue. Dati che fanno rima con le norme sblocca cantieri che tagliano i tempi sulle grandi opere e il tentato blitz sul subappalto, il cui tetto, dopo lunghe trattative, è stato spostato al 50%.
Cashbacksubito sospeso
Lo hanno utilizzato 9 milioni di italiani e ha spinto la app Io, utile anche per alcune interazioni con la Pa. Il cashback, però, nel secondo semestre del 2021 non ci sarà. Il governo ha deciso di sospenderlo perché, secondo Draghi, “ha indirizzato le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”. Una misura che favorirebbe i ricchi, insomma. Si cercherà di combattere la piccola evasione in altro modo e soprattutto si penserà ad altri sistemi per favorire la digitalizzazione nei rapporti tra Stato e cittadini.
PrivilegiCasta in festa

Qui il governo non c’entra, ma il clima generale consente di puntare in alto. Finita l’era anti-casta dei governi M5S, al Senato sono tornati i vitalizi per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione e ora Palazzo Madama potrebbe bocciare definitivamente il ricalcolo degli assegni degli ex eletti con il sistema contributivo. Umiliando così la storica battaglia dei “giacobini” 5 Stelle: ormai pronti alla morte, distesi in una vasca da bagno, con in mano la lettera del proprio assassino. 

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