Bertolaso, l’ambulanza umana delle emergenze
di Daniela Ranieri
Ci sono cose tra cielo e terra che nessuno si è mai preso la briga di spiegare e che assumono cristalizzandosi il carattere dell’indiscutibilità. Una di queste è Guido Bertolaso e il ruolo ch’egli ricopre per la Nazione.
“Entro giugno tutti i lombardi avranno la prima dose di vaccino. Ci metto la faccia”, ha detto ieri. Giorni fa, con la stessa faccia, aveva detto: “Entro giugno tutti i lombardi saranno vaccinati”, che, come tutti capiscono, è cosa ben diversa; in mezzo, aveva messo i bresciani: “Tutti vaccinati, entro luglio”, dal che – Aristotele alla mano – si evince che i bresciani non sono lombardi.
Se c’è un’emergenza, Bertolaso accorre. Coi suoi motti motivazionali da coach d’Italia (“Più siamo, prima vinciamo”), Bertolaso è una presenza fissa, fa parte dello sfondo di tutte le inquadrature di disastri registrati in Italia negli ultimi vent’anni. Commissario straordinario per terremoti, epidemia di Sars, emergenza rifiuti, vulcani delle Eolie, archeologia romana, G8, rischio bionucleare, frane, incendi boschivi, nel 2010 addirittura (autonominatosi) commissario-passante per il terremoto di Haiti (criticò Obama per la gestione dell’emergenza, la Clinton definì le sue uscite “osservazioni da dopo partita”), indi candidato sindaco di Roma del centrodestra per lo spazio di un mattino, dopodiché gli fu preferito Alfio Marchini (per dire), Bertolaso è un’ambulanza umana. Chissà che aspetta a farsi montare una sirena sulla testa. Oggi Bertolaso è consulente per la campagna vaccinale in Lombardia, come si desume del resto dalla campagna vaccinale stessa; ruolo che gli fa dire: “Qui non sono nessuno, senza poteri, non posso firmare un pezzo di carta né stanziare un euro”. Menomale che l’ha detto lui. Bei tempi, quando “il modello Bertolaso” erano le Ordinanze di Protezione civile, con cui distribuiva soldi pubblici e poteri straordinari per i “grandi eventi” berlusconici.
Particolarità di Bertolaso è l’estrema suscettibilità unita a un atteggiamento passivo-aggressivo da genio incompreso, del genere “se non mi volete me ne vado, poi vedete come fate senza di me”. Un tempo minacciava di tornarsene in Africa, dove stava prima della Covid; ora di tornare a fare il nonno, cioè il commissario straordinario ai nipotini, e ogni volta che prende cappello può contare su legioni di politici che lo difendono, lo endorsano, lo propongono quale salvatore della Patria, s’adontano con l’Italia tutta incapace di apprezzare i pregi di un ingegno militare e manageriale simile. (Chi è e a cosa serva Bertolaso chiedetelo al Comitato 3 e 32, sorto all’Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009, a cui naturalmente egli, voluto da Berlusconi, è stato commissario).
Ieri ha chiuso il collegamento con SkyTg24 perché alla conduttrice è venuto in mente di chiedergli conto della vaccinazione dei poveri anziani lombardi con patologie (non convocati, sconvocati, convocati due volte o a centinaia di chilometri di distanza). Bertolaso s’è offeso, ha messo su il broncio che l’ha reso famoso fino a Haiti: “Tanto criticare Bertolaso (Bertolaso parla di sé in terza persona, come i papi e i calciatori, ndr) è uno sport abbastanza normale”.
Ma chi lo vuole, Bertolaso? Chi lo trattiene? Un anno fa Renzi (e chi, se no) lo voleva commissario di Conte, nel senso proprio che voleva commissariare Conte per via bertolasica: “Ci vuole uno come Guido Bertolaso a dare una mano a Palazzo Chigi. Forse ci vuole proprio Guido Bertolaso” (venti giorni dopo strillava di riaprire tutto perché così avrebbero voluto i deceduti di Covid – negozi, scuole, chiese – con 900 morti al giorno; oggi no: strano).
Lo vuole Fontana, l’aquila di Varese, che l’aveva già imbarcato come suo consulente personale per la costruzione dell’ospedale in Fiera di Milano, l’“astronave” i cui fasti sono noti ai nostri lettori (secondo i medici intensivisti, una sbruffonata, staccata da tutti gli ospedali); poi l’hanno voluto il presidente delle Marche (del Pd) per replicare l’astronave a Civitanova Marche (18 milioni di euro, dentro: pazienti umbri), e a novembre, ingolosita, la presidente leghista dell’Umbria, a capo della “task force antipandemica”, ruolo che lui accettò schernendosi: “Ringrazio chi ha immaginato che un mio ruolo potesse essere utile per affrontare in Umbria un momento difficile anche se non drammatico”, infatti oggi l’Umbria ha le terapie intensive piene e il record nazionale di mortalità. Ah: lo volle pure il presidente siciliano di destra Musumeci, come commissario per il “turismo sicuro” e per la sua (di Bertolaso) barca ormeggiata a largo di Trapani. Tutto gratuito, ci mancherebbe, quando la Patria chiama. Oggi lo vuole Salvini, che addirittura intima a Draghi di adottare il “modello Bertolaso” che tante gioie sta dando ai lombardi. Cioè, per usare le parole dell’interessato, di far gestire la campagna vaccinale d’Italia a uno che non è nessuno.
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