mercoledì 31 marzo 2021

Daje Marco!

 

Sim Sala Bim
di Marco Travaglio
Se rinasco, voglio essere Beppe Sala. Conoscete un ragazzo più fortunato di lui? Io no. Fa il “city manager” a Milano nella giunta di destra della Moratti (dicesi Moratti) e tutti lo scambiano per un compagno e lo eleggono sindaco col centrosinistra, in cui decide chi entra e chi no, distribuendo gli appositi pass. Rilascia dozzine di interviste sul futuro del Pd, a cui però si scorda di iscriversi. Un mese fa, incassato il via libera del Pd alla ricandidatura a sindaco senza passare per le primarie, aderisce ai Verdi Europei (quelli italiani potrebbero riconoscerlo). E si traveste da Greta Thunberg che, se lo conoscesse, lo picchierebbe per le cementificazioni prima, durante e dopo l’Expo. Lui del resto, per farsela amica, l’ha paragonata ad Anna Frank, confondendo lo smog delle città con i lager della Shoah. Campione di legalità, all’Expo si scordò di quella polverosa pratica chiamata “bando di gara” e assegnò tutti gli appalti brevi manu. 
Uno lo truccò pure, retrodatando le carte, e fu condannato in primo grado a 6 mesi per falso in atto pubblico. Però, beninteso, “voglio l’assoluzione, non la prescrizione”: infatti in appello intascò la prescrizione e portò a casa. Ma nessuno se ne accorse: i giornali erano troppo occupati a lapidare Virginia Raggi, anch’essa imputata per falso, ma purtroppo assolta in primo e secondo grado. Peggio per lei. Fra l’altro lei, a inizio pandemia, si guardò bene dall’organizzare spritz corretti Covid e lanciare hashtag “Roma riparte” o “Roma città riaperta”, diversamente da lui a Milano: infatti, diversamente da lui, è una pessima sindaca. Né le venne in mente di dire “basta smart working, torniamo al lavoro”, come se gli smartworker poltrissero: roba che al confronto Carlo Bonomi è un illuminato imprenditore olivettiano. Fortuna che quell’ideona venne in mente a Beppe: Virginia l’avrebbero impiccata a Spelacchio.
Ad agosto Sala incontrò l’altro Beppe, Grillo, ma i giornaloni si dimenticarono di domandargli cosa ci fosse andato a fare. Lo scoprì Barbacetto: voleva la benedizione per fare il capo di Tim2 per la rete unica e mollare finalmente Milano, che non l’ha capito. Grillo rispose che non dipendeva da lui, infatti non se ne fece nulla. Sala riscoprì un’improvvisa passione per Milano. E si ricandidò a sindaco col Pd senza chiedere niente al Pd (tanto non è iscritto) né tantomeno al M5S (“meglio correre separati”). Proprio come la Raggi, che però almeno al M5S lo disse. Infatti a lei rompono le palle perché non ha il permesso del Pd ed è un “ostacolo”, un “inciampo”, una “minaccia” per l’alleanza giallorosa. Invece a lui nessuno dice niente. Ieri ha annunciato un’imminente “Lista Volt”, ma pare che non sia l’abbreviazione di Voltagabbana.

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