In giornate come queste, un popolo civile si fermerebbe per meditare sul proprio passato, al fine di evitare in futuro il ripetersi di tragici errori dettati fondamentalmente da quella mortifera idea di fascismo.
Che è successo di così eclatante? C’entra Covid, il pandemico? No: è stata depositata la motivazione della sentenza sull’ecatombe fascista alla stagione di Bologna del 2 agosto 1980 che assassinò 85 persone e ne ferì oltre duecento.
La civiltà ed il rispetto per chi ha pagato con la vita questo miserabile attacco fascista alle istituzioni, consiglierebbe appunto di meditarvici sopra, con pazienza e scrupolo. Sappiamo i nomi responsabili della tragedia e li ripetiamo per tenerli a mente:
Gilberto Cavallini - Giusva Fioravanti - Francesca Mambro - Luigi Ciavardini.
Sono loro, al di là di ogni ragionevole dubbio, i responsabili materiali dell’eccidio fascista, loro tanto infimi e squallidi da risultare colpevoli nonostante i tentativi di depistaggio, di reticenza, di bugie tipiche dei fascisti.
La riflessione meditativa si dovrebbe accentrare su una frase del presidente della Corte d’Assise Michele Leoni: “una strage politica, o, più esattamente, di una strage di Stato.”
Nero su bianco: strage di Stato. Uno Stato contaminato da criminali fascisti che invece di difendere i propri figli, li assassina per scopi e mire destabilizzanti.
Benché la Procura bolognese al tempo abbia cercato di insufflare una visione minimalista - del tipo son ragazzi, sono quattro balordi e nella sentenza si legge appunto che “riconduce tutto alla dimensione autarchica di quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo (con le bombe, ma anche con il solito corteo di coperture e depistaggi)”, la motivazione della sentenza appena pubblicata sfancula, ops!, questa teoria borotalcata - spontaneismo un bel paio di ciufoli, verrebbe da dire - in virtù del concetto che il fascista Gilberto Cavallini
“era tutt’altro che uno ‘spontaneista’ confinato in una cellula terroristica autonoma”. “Risulta chiaro che, con i suoi ‘collegamenti’, era pienamente consapevole dei disegni eversivi che coinvolgevano il terrorismo e le istituzioni deviate”
Si legge inoltre “Non si capisce come mai, nel variegato panorama del terrorismo di destra, Tuti, Concutelli, Delle Chiaie, Graziani, Massagrande, i vari capi di Ordine Nuovo e di Avanguardia Nazionale, Fachini, nonché Fiore e Adinolfi, fossero tutti compromessi con i Servizi e con altri poteri dello Stato, e solo i Nar (Cavallini compreso) facessero eccezione”
La sentenza non ne parla, ma al vertice del progetto destabilizzante fascista, sulla punta della piramide fascista assassina, sedeva uno dei più grandi bastardi della nostra storia, per fortuna andato negli inferi: Licio Gelli.
Le motivazioni infine distruggono le varie ipotesi sorte per depistare la giustizia, come quella palestinese: piste “tutte fungibili come pezzi di ricambio, per nulla imparentate l’una con l’altra, salvo che per un comune intento: negare la responsabilità di terroristi di destra italiana, servizi segreti italiani e istituzioni italiane, e dirottare tutto su imprecisate, fantomatiche e fantasiose organizzazioni estere”.
Meditare su quanto sopra, pensarci ogni giorno per il pericolo che tali atrocità si possano ripetere nel tempo, in special modo ove regni il babbanesimo con ampolle del dio Po annesse: nel 1980 fascisti della peggior specie, servizi segreti italiani deviati, istituzioni italiane e occulti personaggi della P2 capitanati da quel bastardo di Gelli, provocarono la morte di 85 persone, il ferimento di oltre 200, alla stazione di Bologna, al fine di destabilizzare il quadro politico per sovvertirlo.
Una terribile verità in uno stato ancor oggi scosso e probabilmente indifeso da altri ipotetici tentativi di ribaltare la democrazia. Fascismo, appunto.
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