L’unico teatro ancora aperto
di Michele Serra
Il famoso “teatrino della politica” è il solo teatro rimasto sempre aperto sotto pandemia, e dunque dovremmo portargli maggiore rispetto. In mancanza di Pirandello, Shakespeare e Brecht, anche Mastella può avere il suo pubblico, e la ricerca dei misteriosi Costruttori, nascosti dietro le tende del Palazzo, non è una trama disprezzabile, considerati i tempi grami.
Noi spettatori ben distanziati, però partecipi, abbiamo appena assistito, con il fiato sospeso, al colpo di scena di un comprimario, il Renzi di Rignano, che ha sequestrato il copione e conquistato, tra gli “oooh” di meraviglia del pubblico, addirittura il proscenio. I riflettori lo inquadrano mentre avanza verso il pubblico, come Carmelo Bene nell’Amleto.
La trama non lo prevedeva. Fu molto applaudito, attor giovane di grandi speranze, ma ripetute liti con la compagnia al completo gli costarono la carriera. Voleva insegnare al capocomico come si recita, al commediografo come si scrive, alla primadonna come si sviene, al tecnico delle luci quanti led ci vogliono per ogni singola scena. Fu mandato affanculo quasi da tutti (come si legge, e ce ne dissociamo, in un copione apocrifo, forse Ruzante, forse Bersani) ma non si perse d’animo. Covò per mesi la sua vendetta. Finse di accontentarsi di un’intervista al mese; di mezzo microfono in comproprietà con Calenda; ma progettava, nell’ombra, il clamoroso ritorno, in un tripudio di telecamere. Lo ha fatto! Lo ha fatto!, grida il loggione a perdifiato. Qualcuno lancia pomodori, qualcuno un gatto morto come in Roma di Fellini: ma l’effetto è assicurato. Questo è teatro, altro che teatrino.
Nessun commento:
Posta un commento