martedì 15 dicembre 2020

Lo si sospettava


IL COMMENTO
“Così fan tutti”. L’assuefazione e la scomparsa dei fatti

di Maddalena Oliva

“Così fan tutti”. Quando, in gergo tecnico, nelle redazioni dei giornali, si vuole “ammazzare” una notizia (specie se ad averla pubblicata è qualcun altro), le formule che si riescono a trovare possono essere le più varie. “Parliamo di fatti vecchi”. “Non vedo un reato, e poi anche se fosse sarebbe già prescritto”. “E allora il Pd? E allora il M5S con Rousseau?”. E così, nel mezzo di una domenica pre-natalizia, tra ipotesi di zone rosse per le vacanze e spauracchi di rimpasti di governo, il “delitto” si è compiuto, e la notizia su soldi & poltrone in casa Lega, svelata da Stefano Vergine sul Fatto di domenica, è scomparsa. Non pervenuta, o quasi, sui siti d’informazione. Non ripresa, o quasi, sui giornali di ieri (fanno eccezione Il Domani e, a suo modo, La Verità). Che, per un nominato “in quota” in un’azienda sanitaria piuttosto che in una società pubblica o in una partecipata della Regione (non quindi un eletto di quel partito né un dirigente con incarico nello stesso partito), si preveda la retrocessione, per “dovere morale”, in media “del 15% di quanto introitato” – cito testuale il verbale di un consiglio federale della Lega nel 2011 – resta però un fatto. Che questo sistema riguardi un meccanismo rodato fino ai nostri giorni (come raccontiamo in queste pagine), pure. Che ad adottarlo sia stato il partito che era nato proprio sulle ceneri di Tangentopoli, per giunta al grido di “Roma ladrona”, anche. Che si tratti di una spartizione di poltrone per manager di asl, aziende sanitarie, asp, fondazioni, società pubbliche, partecipate, fondazioni controllate dalle Regioni, è sotto gli occhi di tutti: basta riuscire a usarli per leggere gli stralci degli elenchi che anche oggi pubblichiamo. “Dai il contributo, altrimenti la prossima volta non vieni più nominato. Era diciamo su base volontaria, che poi volontaria non era. Il discorso era: ‘La Lega ti ha messo lì e tu devi contribuire’”, ha raccontato al Fatto un’ex segretaria della Lega. Un mercimonio di incarichi – retribuiti con soldi pubblici – per manager che vorremmo essere certi siano stati tutti nominati sulla base dei propri meriti professionali e delle proprie competenze. Qualche dubbio potrebbero averlo persino i pessimisti più accaniti, quelli convinti che la politica “è tutta così”, persino i più grandi detrattori di “certe inchieste da Babbo Natale”. Vorrebbe dire, forse, che non siamo del tutto assuefatti. Che abbiamo ancora uno scudo contro la nostra indifferenza. Come cittadini, prima ancora che come ogni altra cosa.

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