Egregio Sig. Presidente Attilio Fontana, abbiamo letto la Sua lettera; non si scomodi a ringraziarci.
Siamo stati lasciati soli senza mascherine, senza protezione, molti di noi si sono ammalati e molti sono morti. Siamo stati additati come diffusori del virus, quando continuavamo a lavorare in silenzio.
Siamo stati privati del compenso (quello proclamato e quello aggiornato) frutto delle nostre fatiche e del nostro impegno.
Siamo stati obbligati a svolgere orari di lavoro massacranti, frenetici, disumani e costretti a lavorare a stretto contatto col virus ma distanziati (se non allontanati) dai nostri affetti più cari.
Siamo stati isolati e ridotti a funzionari di apparato, schiacciati da inutili e sterili pratiche burocratiche, sempre più opprimenti, per svilire la nostra professione.
Siamo stati privati del nostro dissenso, quando seguitavamo a segnalare i problemi reali e additati come causa (di problemi ) non come soluzione (ai problemi). (…)
Siamo stati inascoltati quando abbiamo ricordato di preparare i vaccini antinfluenzali per gestire e garantire la somministrazione.
Siamo stati elusi quando non abbiamo voluto colludere con gli interessi di mercato e politica.
Siamo stati ignorati quando ripetevamo che la Sanità non poteva essere intesa come appannaggio di pochi (“i solventi”) e preferibilmente gestita da privati (“l’eccellenza”); siamo sempre stati convinti che tutti i malati vadano curati in base alla malattia e non al reddito. (…).
Siamo stati mortificati quando siamo stati descritti, da qualche mass-media, inetti e avidi di denaro.
Siamo stati definiti, come medici del territorio, inutili.
Siamo stati lasciati da soli: nella realtà di anni, nella realtà di oggi ma abbiamo sempre lavorato senza rumore, in silenzio, a fianco della nostra gente, dei nostri assistiti, curandoli con ciò che avevamo.
In queste condizioni, Signor Presidente, non abbiamo bisogno dei Suoi ringraziamenti.
I Medici Inutili
(Unione Medici Italiani)
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