Qualche tempo fa scrissi di un uomo anziano seduto su una panchina e quella sua domanda rivolta all’amico su cosa ci fosse dopo la vita. Quel suo sguardo tra dubbi ed ansie, sul senso di solitudine evidente nella gestione della fine. Quell’uomo se ne è andato, ha necessariamente risolto il suo dubbio, forse entrando in una nuova vita, forse nel nulla, forse nell’attimo eterno infinito che identifichiamo con pace. Avrà davanti a sé sicuramente la conferma che alle molte preoccupazioni forse era meglio non aver dato troppo peso, che in fin dei conti si soppesa sempre un breve intervallo temporale, che tutto passa, che le gioie alla fin fine sono il carburante essenziale per il proseguo del cammino. Sfrondando ogni abbacinante deviazione psicologica, l’entrata nell’uscita dal tempo supporta la certezza di un infinito, di una compartecipazione al grande ingranaggio universale che la scintilla della vita due miliardi di anni fa accese probabilmente nella casualità, così tanto impensabile però allo svolgersi degli eventi che, eccoci nel mistero, la probabilità che tutto si sia srotolato al tirar dei dadi sgombra il terreno e alimenta l’altra via che pare impossibile ma resiste da millenni pur se attaccata forsennatamente dai sapientoni. Caro amico che hai davanti la Verità: divertiti e sorridi al triste affanno inconcludente di noi che siamo ancora in apprensione per lo scorrere a volte insensato delle famigerate lancette. E Buona Vita!
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