sabato 11 luglio 2020

Serra e l'amaca


L’amaca
A ciascuno il suo popolo

di Michele Serra


È probabile che il Salvini, quando dice che la Lega è l’erede di Berlinguer, goda dello sfregio che sa di impartire a qualche milione di italiani, vivi e vegeti, che a Berlinguer e al Pci hanno voluto bene. Se voleva offenderli nel profondo, ci è riuscito: e sono offese che non si dimenticano, perché sono fatte alle persone, non a un’ideologia.
Ma al di là della sensibilità da don Rodrigo, il Salvini sa di poter contare su un falso ideologico molto diffuso ai nostri giorni. Il Pci era popolare, la Lega è popolare, e dunque l’equazione è presto fatta; e la prova del nove sarebbe quella fetta di elettorato leghista costituita da operai ex comunisti, sorvolando, per comodità, su tutto il resto.
Perché tutto il resto, ma proprio tutto è differente: le radici politiche, la cultura, le idee (a partire della siderale distanza tra l’antifascismo costituente del comunismo italiano e il ri-fascimo che aleggia attorno al Capitano), la classe dirigente che nel Pci era per almeno la metà composta da intellettuali (non esiste alcuna contraddizione di principio tra cultura e popolo) mentre nella Lega non ce n’è mezzo, perfino la maniera di parlare e di portarsi in pubblico. Prendete Berlinguer, prendete Bossi, avrete un esempio tipico di opposti.
Se il Salvini ha potuto tirare fino a sé una coperta non sua è solo perché la truffa del populismo, profittando dell’ignavia dei suoi oppositori, ha fatto passi da gigante. Fu popolare il nazismo, fu popolare il comunismo, è popolare la democrazia, è popolare il socialismo, sono popolari i Beatles, è popolare Beethoven, è popolare molta musicaccia. Sono popolari ottime cose e pessime cose. Popolare, dunque, vuol dire tutto e vuol dire niente. Mentre sinistra e destra vuol dire tantissimo.

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