Barlumi di interviste a volte riportano un antico dilemma, mai risolto, un quesito per certi versi stomachevole: la figura professionale degli avvocati.
Sia chiaro: è essenziale per un sano diritto che l’imputato sia assistito ai fini della ricerca della verità e per quella giustizia reggente l’ordinamento democratico.
Ma, a volte, e in questo caso sentendo le dichiarazioni dell’avvocato di uno dei carabinieri indagati a Piacenza, il quale a proposito della foto che ritrae un giovane grondante sangue ha dichiarato che il poveretto era scivolato e non pestato dagli aguzzini in divisa come ritiene l’accusa e le intercettazioni, il dubbio ritorna. Se cioè la professionalità del difensore debba sottostare esclusivamente alle regole economiche dell’incarico, sbeffeggiando conseguentemente la verità.
Il bravo avvocato è colui che evita condanne e pene al suo assistito. È solo questo che è architrave per un paese di diritto?
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