Potrebbero essere solo parole, d'altronde perché stupirsi visto che sono almeno trent'anni che questo accade.
Ma il discorso di Conte ai sindacati merita, a mio parere, un'evidenziazione soprattuto per poter dire "alla faccia del Cazzaro, di Sora Cicoria e di Carlo Bonomi, neo despota di "riduceteci le tasse per il bene dei nostri inferiori, pardon: lavoratori", Confindustria bignamicamente parlando.
E allora leggiamocele queste parole (dal Fatto Quotidiano di oggi):
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.
Ma il premier si è spinto ancora oltre ricordando il “trentennio d’oro” del dopoguerra, quella fase di compromesso keynesiano tra capitale e lavoro che non solo ha consentito la ricostruzione del dopoguerra, ma ha poi portato alle conquiste sociali di fine anni 60.
Così, il programma che Conte ha presentato ai sindacati, basato sulle slide del “programma di Rilancio” ha visto sciorinare oltre alla “riforma e semplificazione degli ammortizzatori sociali”, “il rinnovo della disciplina della Naspi”, “l’istituzione di un salario minimo” o “la detassazione dei rinnovi contrattuali”, il “Documento Unico di Regolarità Contributiva su appalti e subappalti”, il contrasto al caporalato e al lavoro nero, l’incentivazione del welfare contrattuale.
C’è spazio anche per una “rimodulazione dell’orario di lavoro” legato all’utilizzo dello smart working, e poi “i contratti di espansione”, il contrasto al part-time involontario o, ancora, “la partecipazione e la co-gestione dei lavoratori in azienda” con un passaggio impegnativo sulla “responsabilità sociale d’impresa” nella prospettiva di “un nuovo paradigma socio-economico, perché l’imprenditore non è solo responsabile verso l’attività economica, ma ha anche una responsabilità giuridica, sociale, morale nei confronti di tutta la comunità in cui opera”.
Si dice che sperare non costi nulla. Vero, soprattutto però il nervosismo dello spicciolante Bonomi fa effetto ed aiuta ad essere positivi. Questa volta, pare, i soliti piagnistei dei padroni del vapore non sembrano aver impressionato più di tanto chi sta al governo. Come dice il Premier forse è l'ora che Confindustria si segga con proposte serie ed eque. Il tempo delle giuggiole, delle fiabe è finito.
PS: a proposito di lavoro, non so se ve ne siete accorti, ma c'è un silenzio inusuale dalle parti dei vincitori certificati di concorsi a premi che chiamiamo pubblica amministrazione. Fa piacere sapere che da quelle parti l'abbreviazione Cig sia sconosciuta quanto Socrate in casa del Cazzaro. Essi infatti sono sofficemente e da tempo immemore in smart working, e questo ci fa molto piacere non foss'altro per quel sentimento di pace e tranquillità regnante pure in noi al pensiero del loro tranquillo e normalissimo fine mese.
Vamos!
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