Dal Fatto Quotidiano
Casa per casa e zero morti storia del dottor Munda
Giovane precario: “Non sono un eroe”
Giovane precario: “Non sono un eroe”
Tutti, qui, hanno il suo numero. Solo da Milano non ha mai chiamato nessuno. Eppure tra i suoi pazienti – oltre mille – Riccardo Munda ha avuto zero morti. E zero ricoverati. E, Riccardo, fa il medico a Nembro: a Selvino in realtà, una manciata di chilometri oltre. Quando a fine febbraio l’Ats di Bergamo ha raccomandato ai medici di base di gestire i pazienti per telefono, per evitare di contagiarsi e contagiare, Riccardo si è comprato di tasca sua 600 euro di camici e di mascherine, e una Vaporella. Per continuare a visitare casa per casa. A Nembro, e poi, via via, in tutta la zona. “Ero disperata”, mi dice la signora Adele. A lei, in tre settimane, non avevano prescritto che uno sciroppo. “Il dottor Munda è un eroe”, dice.
Quando gli chiedo perché ha scelto di restarsene tra i malati, lui mi guarda e dice solo: “E dove dovrei stare? Tra i sani?”. Ha 38 anni, gli occhi blu e il sorriso largo, e la borsa in pelle come quella dei dottori di una volta. E mentre il nuovo ospedale in Fiera a Milano è costato 26 milioni di euro, molti, qui, moltissimi, sono ancora vivi grazie al suo stetoscopio da cento euro. Non ha una terapia. “Ma proprio perché non c’è ancora una cura, è fondamentale intervenire subito. E quindi non solo visitare il paziente, ma visitarlo spesso: per aiutare il fisico a reagire, calibrando e ricalibrando i farmaci a ogni suo minimo segnale”, spiega. “Qui non sono mancati gli ospedali, è mancato tutto il resto. E anche adesso sembra che la soluzione sia solo rafforzare la terapia intensiva. Mentre invece è rafforzare tutto quello che ti evita di finirci”. “Costruire ospedali certo è più facile”, dice. Appalti, nastri. “Perché qui saremo anche in Lombardia. Ma è sempre Italia”.
Non si parla che di tamponi, test, tracciamento dei contagi. Contenimento dei nuovi focolai. Ma pure nella Fase 2 qui si è soli e basta. La signora Daniela, come tutti, vive nell’ansia. Suo padre è morto, suo marito è stato a lungo intubato: vive con il saturimetro incollato al dito. “Non ha niente”, la rassicura il dottor Munda, mentre controlla i polmoni del marito. Che non era mai stato visitato, neppure al telefono: il numero del suo medico era sempre occupato. E a un certo punto, semplicemente, è svenuto. “Io non mi preoccupo per me. Mi preoccupo per gli altri”, dice la signora. “Sono una dentista”. E lo studio in cui lavora non ha mai chiuso. Nè ha mai visto un tampone. “Chiesto ovunque, ma niente…”.
“Non giudico nessuno. Non sono Dio”, dice il dottor Munda. “Ma hai letto il giuramento di Ippocrate? ‘Presterai la tua opera in scienza e coscienza’. Per ora la scienza, è vero, non c’è. Ma la coscienza, sì”. Nonostante i suoi zero morti nella Fase1, nessuno gli ha mai chiesto un consiglio, un parere sulla Fase2. Solo il sindaco di Nembro gli è stato vicino. “Sento tanti parlare del ‘mondo post-Covid’. Come se tutto questo fosse anche un’opportunità di redenzione… Ma nei momenti di crisi non si tira fuori il meglio di sé. Si resta quello che si è”, dice.
Almeno, chiedo io, ora lo avrai un tampone? “Tanto non sono di ruolo. Sono un sostituto. Il mio contratto è in scadenza. Anche se fossi positivo, mica ho l’indennità di malattia…”.
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