domenica 10 maggio 2020

Da un altro punto di vista

Oggi è una giornata meravigliosa, tanto che in tempi andati mi sarei dovuto preparare per la tanto sospirata spiaggia. 
Tanto sospirata: indossare il costume latrando davanti allo specchio, maledicendo l'apatia all'esercizio fisico invernale, girovagare nei parcheggi insabbiati sperando nel malore di qualche bagnante o l'improvviso accorgersi di chicchessia ad aver lasciato aperto il rubinetto della vasca, l'arrivo nell'infuocato lido e la successiva visione di corpi degli astanti scolpiti, unti e scritti con frasi generalmente in normanno antico, e tu flaccido come un budino stantio a sperare nell'indifferenza misericordiosa; la sospirata rinfrescata nell'acqua con la percezione che tutti attorno a te stiano pisciando beatamente, le due, dicasi due, bracciate subito bloccate dal rantolo bronchiale Camel, i bulbi strabuzzanti e roteanti a 180° che implorano collirio dietro gli impenetrabili occhiali scuri per visioni confermanti la bontà del Creato, la sabbia che cammina, da sempre sostengo che sia viva e misteriosa come lavare i fantasmini trovandoli sempre dispari, raggiungendo gonadi e interstizi, preludio di fastidiosissimi eczemi quasi quanto uno sproloquio del Cazzaro, i discorsi dei vicini di ombrellone rendenti barbaradurso madame Curie, le corse dei bimbi e la ventata di sabbia ustionante che t'avvolge più che se fossi navigatore nella Parigi-Dakar, la perdita del valore del denaro ogniqualvolta ti rechi al bar dello stabilimento con prezzi tali da rendere Benetton ed i suoi autogrill dei buon samaritani, con la granita a tre euro che una volta tornato a casa, per vendicarti della tua instabilità mentale, ti porta a produrre ghiaccio per quella cifra estorta, trasformando in banchisa il salotto con tanto di orso bianco da sfamare, e poi le bottigliette d'acqua a 1,5 euro, calde come una minzione post lasix, per via dell'impossibilità del refrigeratore a soddisfare le arsure babbaniche degli avventori; il vento, fratello vento, e la tua Gazza, lo sfoglio titanico arricchito di imprecazioni, la fase dell'avvolgimento della nuova pagina sull'altra con tanto di colpo di reni nefasto, la pagina 6 che vola fino al lettino della signora che aspetta da ben nove mesi di raccontare a qualcuno le vicissitudini avute con la sua perfida vicina di pianerottolo, quella scostumata che ben presto, a dire il vero non tanto presto, capirai quanto la fece soffrire a Natale quando mise le luminarie sul balcone così potenti che le provocarono insonnia e un'abbronzatura fuori stagione simile a quelle del Monte Bianco e mentre stai ascoltando in piedi tutto questo, t'accorgi di come la sfera infuocata già stia sfiorando i monti per andare a riposo e tu, abbronzato come uno stradino della Bassa, maledici Gazza e destino, già avvertendo i primi tremori della scottata che ti porteranno al pronto in codice giallo. 
E poi la pace del meriggio, l'assenza del vento, la raccolta dei teli con l'accusa da parte del gestore di traffico illecito di sabbia, tanta ne stai portando via; il rientro, la doccia, la spalmata delle creme alla mastro pasticciere, lo scricchiolio delle giunture e la consapevolezza che anche una canotta poggiata sulle spalle ti farà soffrire più di un claustrale penitente in quaresima. 
E invece no! Non si puà far nulla in questa fase 2. Mannaggia!           

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