domenica 26 aprile 2020

Rumiz meditativo


A me è piaciuto molto questo brano di Paolo Rumiz pubblicato sull'ultimo numero di Robinson di Repubblica. 
Buona meditazione! 


Dobbiamo liberarci

dalla corsa folle che ci ha intrappolati e dal credere che il tempo sia solamente denaro; dalla bramosia del superfluo; dalla tirannia della cose, che ci allontana dall’Uomo; dall’illusione che il possesso sia sufficiente a renderci felici.

dall’indifferenza verso l’albero, il fiore e la lucertola; dall’idea che la terra madre sia una vacca da mungere fino allo sfinimento; dalla manipolazione della natura e dall’illusione che il genio, una volta disturbato, possa restare nella lampada

dall’inflazione indecente dell’Io, dal dimenticare che esiste anche il Noi, e che senza comunità non c’è società né nazione; dalla tentazione di svendere la nostra libertà pur di avere un’illusione di sicurezza; dall’istinto bestiale di fare giustizia da sé

dalla tentazione di essere sudditi e piegare la schiena; dalla rassegnazione che impedisce la lotta; dalla paura di una nuova immaginazione del possibile; dal concepire la fine del mondo piuttosto che la fine dell’economia del consumo e del saccheggio

dalla Bestia che ci spinge contro il diverso; dalla paura di rispondere ai violenti con parole dure; dal gridare “assassini” ai medici per poi esaltarli come eroi; dall’abuso della parola “guerra” che ci fa credere che il male sia cosa che riguarda gli altri

dalla tentazione di credere che da soli è meglio e che l’Europa sia un peso, non uno scudo benedetto; dal disamore per la nostra patria e dalla fuga in paradisi artificiali; dallo scaricare il nostro disastro di nuovo sulle spalle dell donne

dalla bestemmia di scomodare Iddio per assolvere e santificare ruberie; dalla tentazione di usare la Croce contro poveri cristi; dal credere di non essere tutti sulla stessa barca e dalla presunzione di non poter mai diventare poveri e migranti

dal tacere la morte, vissuta come indecenza; dallo spregio per le mani ruvide e il sudore sulla fronte; dallo snobbare chi in silenzio garantisce il nostro nutrimento; dalla mancanza di rispetto verso il pubblico ufficiale, dal maestro allo spazzino

dalla sottomissione al virtuale che occulta la vita e ruba la gioia del ritrovarsi; dall’impazienza, nemica dell’ascolto e della tolleranza; dal frastuono che stordisce gli uomini e uccide il silenzio, che è il padre dell’armonia e della Creazione

dalla rinuncia a dedicare tempo ai nostri figlie e a crescerli con l’esempio, le regole di vita e la buona narrazione; dall’emarginazione dei vecchi, portatori di memoria; dallo scandaloso sfruttamento dei giovani e dal disprezzo per chi li educa

dal rifiuto della nostra fragilità e dei nostri limiti, la cui accettazione è invece saggezza; dal sottovalutare i piccoli gesti, che fanno la differenza; dal credere che la felicità sia solo un diritto, quando il sorriso è un nostro dovere verso il mondo.  

Paolo Rumiz 


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