domenica 15 marzo 2020

Selvaggia!!!


Chiedo scusa se posto articoli che andrebbero letti comprando il Fatto, e mi raccomando se a voi piace un'informazione corretta acquistatelo, mentre invece se preferite umorismo comprate altri giornaletti, non faccio nomi ma sei LIBERO di acquistare già che vuoi! 

Siccome restiamo a casa, dai non vi incazzate amici. Ecco Selvaggia di oggi, al solito insufflante ilarità. E di questi tempi è merce rara. Rarissima!

Cibo, pulizie e lacrime facili. I nuovi mostri ai domiciliari
Nevrosi - Fenomenologia da quarantena

di Selvaggia Lucarelli | 15 MARZO 2020

Sei cose con cui abbiamo a che fare tutti, in questi giorni.
La bulimia da quarantena. È marzo, ma noia e domiciliari forzati istigano a un consumo di cibo da vigilia di Natale. Ieri sera, a mezzanotte il mio fidanzato è uscito dalla cucina con la colomba pasquale e una cioccolata calda. Due giorni fa, con diciotto gradi e l’albero di pesco fiorito davanti casa, mangiavamo polenta con gli osei. Finito il coronavirus arriverà la pandemia successiva: il coronarie-virus
Il supermercato. Le file fuori dai supermercati sono tra le cose più inquietanti e spettrali di questi giorni. Ieri sono passata davanti all’Esselunga, c’erano 4 persone con le mascherine e una tuta bianca in attesa di entrare dentro e sembrava l’ingresso del Ris nella villetta di Cogne. All’interno dei supermercati poi è ancora peggio. Ci si guarda tutti con una nota di feroce diffidenza, si sbirciano gli acquisti dell’altro, si teme che tutto presto finirà, che le navi ricolme di ananas verranno rimandate indietro e che le fabbriche di penne rigate verrano convertite in ospedali da campo. L’altro giorno il mio fidanzato è tornato col fertilizzante per oleandri, quando gli ho chiesto perché lo avesse comprato visto che non abbiamo né giardino né oleandri, mi ha risposto con aria scaltra: “Era l’ultimo dello scaffale, non si sa mai”.
Le pulizie compulsive. Nei lunghi giorni di inerzia le pulizie domestiche sono diventate il principale passatempo degli italiani, con due varianti: quella di chi le ha sempre fatte con costanza e quindi è passato al livello successivo, quello della guerra allo sporco nascosto, e in questi giorni sta lucidando anche le grondaie del terrazzo e il circuito elettronico interno del telecomando. Poi c’è chi non le aveva mai fatte perché ci pensava la donna delle pulizie oppure perché in casa ora ci si dividono i compiti e tocca anche a chi non aveva mai preso una scopa in mano. Per esempio mio figlio di 15 anni che, in ordine sparso, è stato capace di fare le seguenti cose: asciugare i piatti con lo Swiffer. Pulire i fornelli col detersivo per i piatti. Spruzzare un po’ di acqua sul bonsai con lo spruzzino dell’anticalcare. Far partire la lavatrice “scarpe” col programma “90 gradi”, per cui ieri io sono andata al supermercato con le ciabatte giapponesi di legno comprate a Kyoto nel 2014. L’altro giorno gli ho chiesto di aspirare un po’ di peli del cane in sala e l’ho trovato in sala, per terra, che passava il miniaspirapolvere da cucina sul dorso del cane, che non opponeva resistenza.
L’ipersensibilità. Si piange per tutto. Per gli inni nazionali alla finestra, per i fratelli che salutano dal balcone, per i nipotini che lasciano i bigliettini davanti alle porte degli zii, per i nonni che imparano a videochiamare pure se sai che prima di videochiamare te hanno fatto partire almeno sedici chiamate per l’Australia, per le immagini dagli ospedali, per i fidanzati lontani, per i figli all’estero. Io l’altra sera ho pianto perché a DiMartedì non partiva il grafico di Nando Pagnoncelli e non riuscivo a calmarmi.
Attenti al contagio. Siamo passati dal leccarci le dita dopo che avevamo stretto la mano a scaccolatori seriali a ritenere infetta ogni cosa. Ed è giusto, per carità, solo che la vita è diventata complicata. Quando torno dal supermercato il mio fidanzato mi costringe a una decontaminazione che neanche quelli tornati dal controllo del reattore 4 di Chernobyl. Prima devo togliere le scarpe e lasciarle sul pianerottolo, poi anche le calze perché non sia mai che sia una scarpa che respira e respira senza mascherina. Poi devo mettere la mascherina usa e getta in un’apposita busta, poi devo togliere la giacca e lui ci passa su un disinfettante spray. Poi io devo passarmi l’amuchina su mani e polsi prima di andare a lavarli. Allora io chiedo perché, visto che devo andare a lavarli, quindi lui mi dice che potrei infettare la maniglia del rubinetto. Poi finalmente provo a dargli un bacio e “prima fatti una doccia”. Morale: se non passa la pandemia subirò una rapida mutazione in specie ermafrodita, come le meduse.
I flashmob alle finestre. Belli eh, per carità, però a me questa cosa che le terrazze siano diventate il palco di Italia’s got talent comincia a disturbare un po’. Cioè, uno non può aprire la finestra per far entrare un po’ d’aria che qualcuno ti chiede di applaudire agli ospedali, di cantare per il Paese, di battere il cucchiaio sulle pentole, di esibire il tricolore, di scrivere “andrà tutto bene” su un lenzuolo, di appenderti alla ringhiera per il dorso dei piedi come i pipistrelli, di farti un piercing con le mollette della stesa e così via, tant’è che ormai anche a detta dei più stimati virologi, gli unici che sopravviveranno a questa pandemia, quelli che sono destinati a ripopolare il mondo non sono né i bambini né gli adolescenti, né gli immuni dalla malattia: sono quelli che non hanno un terrazzo.

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