domenica 22 marzo 2020

L'Isola Mento - giorno 9


L'Isola Mento 
Giorno 9
Ansia e destino crudele quella che s'insinua negli interstizi sociali attorno alle 18, allorché il capo della Protezione Civile c'aggiorna sui danni causati dal bastardo virulento: anche ieri quasi 800 persone ci hanno lasciato in una drammatica modalità, fredda e anacronistica, lontana dagli affetti. 
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Leggendo affannosamente qualsiasi cosa che assomigli ad un giornale, anche quelli umoristici condotti da diversamente sommelier, non assaggiano infatti il nettare degli dei ma lo trangugiano, mi sto sempre più consapevolizzando sul fatto che i misfatti compiuti a sfregio delle più elementari norme umanitarie, verranno a breve a galla per mano pandemica.
Prendiamo ad esempio gli Stati Uniti: è normale che una città, pardon: la Città di New York sia già in difficoltà dopo solo una settimana di chiusura, che le manchino cioè gli apparecchi per agevolare la respirazione?
Par di sognare: il centro del mondo non si è preparato in maniera consona e degna del suo nome ad una crisi di tale portata. Stride sapere che da quelle parti ogni anno se ne vanno in armi qualcosa come 700 miliardi di dollari, cifra con cui, ammesso che costino 50.000 dollari cadauno, si sarebbero potuti acquistarne 14milioni di respiratori. 
Stesso discorso, a proposito di magagne sommerse, dicasi per il nostro paese: gli errori gestionali del passato contribuiscono ad affannare oltremodo l'attività di migliaia di eroi in camice bianco guerreggianti contro il subdolo nemico. 
Cito Travaglio di oggi: 
E il mite Attilio Fontana, travestito da colonnello Automatikos e in preda a un’escalation che lo porta ogni giorno a spararla più grossa per allontanare l’amaro calice delle responsabilità (la sanità è tutta regionale), intima al governo di mandargli le truppe, e in dosi massicce (“servono migliaia di militari”). Come se in Lombardia mancassero non le terapie intensive, i medici e gli infermieri necessari per curare l’enorme numero di malati, ma i vigili, i poliziotti e i carabinieri per controllare chi va a spasso. E se le categorie più a rischio fossero i lombardi che escono di casa, perlopiù a distanza di sicurezza, anziché lavoratori e pendolari accalcati sugli autobus, sui treni (regionali) e nelle fabbriche.

In tempi di vacche grasse, e di vacche, sfanculiamo l'atavico senno consigliante di mettere sempre fieno in cascina, per tempi cupi che prima o poi, è la storia che lo insegna, arriveranno.
Si mormora che nelle terre devastate dal virus tre fattori abbiano contribuito a generare una tragedia di proporzioni cosi immani: 
L'inquinamento: le particelle di smog pare siano state delle ottime corriere per Covid il Bastardo
La partita di Champions Atlanta Valencia del 19/02/20 giocata nello stadio di San Siro: 45 mila tifosi entusiasti provenienti da ogni zona del bergamasco. 
L'opposizione ad attuare già una ventina di giorni fa le restrizioni in campo industriale della confindustria locale. 
Sono voci, possibilità che il tempo, e la magistratura, giudicherà. 

Da sempre Gianni Mura, scomparso ieri, ha rappresentato in me l'ideale dell'uomo libero ed indaffarato in un'attività che ho sempre giudicato il top, che se avessi potuto intraprenderla non l'avrei scambiata con nessun altro lavoro presente del globo: sapeva parlare e commentare lo sport nel miglior modo possibile, forse l'altro Giuanin Brera gli rendeva ostico il trono, girava il mondo per seguire ciclismo, calcio, anche dilettantistico, tennis e amava far casino e bere vino (cit.) prediligendo le osterie ai stellati ristoranti.
Oggi, seguendo l'invito di molti, stapperò una di quello buono, per brindare in suo onore. 

Sul bombolone nordcoreano credo non ci sia da dir più nulla: mentre il resto del mondo è in devastante affanno, il gradasso grassone lancia missili balistici. Pura spazzatura.

Per spressurizzare l'animo vado spesso nei siti ultraconservatori dei cosiddetti tradizionalisti. Uno che consiglio è Radiospada, che non trova occasione di dimostrare che una credenza anomala in chissà cosa alla fin fine risulti essere pregna di comicità.
Papa Francesco ha recentemente indicato la possibilità ai fedeli di potersi confessare individualmente, senza la presenza di un sacerdote. Lo può fare, lui è Pietro e Pietro tutto quello che scioglie quaggiù è sciolto lassù.
Apriti Cielo! Una mielosa prosopopea di commenti, in gran parte rancidi gli è piovuta addosso per mano dei soliti nostalgici! 

Il Pontefice qualche giorno fa ha rilasciato una meravigliosa intervista a Repubblica. Di seguito alcuni commenti in merito estrapolati dal sito degli amanti del porpora e del bisso a firma del giullare Paolo Gulisano, un esempio tanto grande di ridicolaggine da sostituire l'oroscopo:

Nei primi due mesi gli interventi del pontefice sull’argomento sono stati pochissimi; il suo interesse è restato focalizzato sui temi canonici: accoglienza dei migranti, misericordia, mali del populismo.
Ma l’intervento magisteriale più importante è quello che ha fatto oggi, affidando il suo pensiero al giornale del cuore, ovvero Repubblica. Questa volta l’interlocutore non è stato il confidente di sempre, Eugenio Scalfari, ma il vaticanista Paolo Rodari.
E quali sono le considerazioni del papa? Esaminiamole punto per punto. La prima domanda dell’intervistatore verte su che cosa abbia domandato quando è andato a pregare nelle due chiese romane. Risposta: “Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia: Signore, fermala con la tua mano. Ho pregato per questo”. Una risposta laconica, che esprime in modo generico il sentimento e la speranza che ogni individuo nutre in questo momento. Nessuna invocazione speciale, nessuna consacrazione, nessun atto di affidamento.
Il papa continua dicendo che spesso nelle nostre case c’è freddezza e non c’è comunicazione, perché ognuno si fa i fatti suoi e le persone “sembrano tanti monaci isolati l’uno dall’altro”. Notiamo che, come sempre, quando c’è da esprimere un concetto negativo, Begoglio ricorre alle metafore religiose. Non si capisce proprio perché le persone chine sui propri cellulari dovrebbero richiamare l’immagine di monaci “isolati l’uno dall’altro”. Ma si sa: il monachesimo, l’orazione e il silenzio non sono cose molto amate dalle parti di Santa Marta.
L’intervistatore passa quindi a toccare un argomento assai importante: il problema del lutto di chi ha perso qualcuno dei propri cari, il mistero del dolore, da sempre oggetto dell’attenzione della teologia e della spiritualità cristiana. A questo proposito però Bergoglio evita di entrare nel merito e porta il discorso sul tema della consolazione. Oh bene, dice dentro di sé il lettore di buona volontà: finalmente si potrà leggere qualche richiamo a Dio e alla fede. Invece, nulla di tutto ciò. Dio e la fede non compaiono. Bergoglio torna piuttosto sul tema del comportamento con gli altri, e fa esplicitamente riferimento a un articolo (pubblicato sempre da Repubblica, naturalmente) di Fabio Fazio. Il bianco vescovo dunque non si attarda a citare il Vangelo, sant’Agostino o qualche Padre della Chiesa, ma punta tutto sul noto conduttore televisivo. E che cosa ha scritto Fazio da aver tanto colpito il santo padre? Ha scritto che “i nostri comportamenti influiscono sempre sulla vita degli altri”. E bravo Fazio, che l’ha brillantemente colto!
Ma c’è un’ulteriore riflessione faziana che ha molto colpito il papa, il quale la rilancia alla grande: “È evidente che chi non paga le tasse non commette solo un reato, ma un delitto: se mancano posti letto e respiratori è anche colpa sua”. Un’affermazione che Bergoglio sottoscrive in pieno.
A questo punto dell’intervista lo sconforto è al massimo, specialmente se il lettore, come nel caso del sottoscritto, è un medico. Come sarebbe bello se il papa riuscisse a comprendere che l’evasione fiscale – che per lui è uno dei pochissimi peccati rimasti – non c’entra nulla con la mancanza di respiratori. Come sarebbe bello se riuscisse a capire che questa situazione di emergenza è stata determinata da scelte politiche fatte negli anni scorsi, che hanno tagliato miliardi di euro di risorse per la Sanità: posti letto, medici, infermieri. Scelte politiche sciagurate: questa la causa dei problemi. Non l’evasione fiscale di qualche commerciante che non fa lo scontrino.
Sarebbe bello se Bergoglio potesse o volesse capire tutto questo, così come il fatto che il diffondersi dell’epidemia dalla sua amata Cina al resto del mondo è anche conseguenza delle mancanze di controlli verso chi viaggia, in nome della globalizzazione e dell’ideologia dello spostamento illimitato e incontrollato. Ma dubitiamo che capisca, anche perché l’intervista si chiude senza alcun giudizio su ciò che sta accadendo, senza nessuna lettura del dolore o della morte in una visione di fede, senza dare alcun significato al male che un piccolissimo virus ha scatenato, mettendo in crisi il mondo e la sua presunzione ipertecnologica.
Sarebbe bastato citare Giobbe. Ha preferito citare Fazio.
L’intervista si chiude con un generico appello all’amore universale. Pertanto, mi chiedo, perché intervistare il papa? Sarebbe bastato il Gran Mogol delle Giovani Marmotte.

Sbellicandomi, vi invio besos en la nuca! 
(9. continua.. Tourmalet permettendo...)

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