martedì 03/03/2020
Spritzvirus
di Marco Travaglio
Più dilaga il coronavirus, più avanza il sollievo per non avere più Salvini al governo. Vedendo cosa è capace di dire e di fare dall’opposizione, figurarsi cosa riuscirebbe a fare e a dire dal Viminale o, peggio ancora, da Palazzo Chigi. A occhio e croce, avrebbe chiuso porti e frontiere disdettando il trattato di Schenghen (che lui confonde con Shanghai) sulla libera circolazione in Europa, salvo riaprire frettolosamente tutto dopo la scoperta che così sono gli italiani a non uscire più e non gli stranieri a non entrare più, visto che quasi tutto il mondo ci tratta da appestati e untori. Poi avrebbe rotto le relazioni con la Cina, con sparate al cui confronto quella di Zaia sui topi vivi parrebbe un gesto distensivo, salvo scoprire dagli imprenditori del Nord che così si sfonda la bilancia commerciale e scusarsi in diretta Facebook ingoiando un pipistrello vivo e limonando duro un poster di Xi Jinping. Infine Mattarella l’avrebbe convocato al Quirinale e fatto rinchiudere nelle segrete dai corazzieri per evitare guai peggiori.
C’è solo un italiano più sollevato di noi perché Salvini non è al governo: Salvini. Basta seguirne le gesta sui social per scoprire che: a) non ha la più pallida idea di cosa sia il coronavirus; b) non ha ancora capito neppure dove sta la Cina sul mappamondo (l’altro giorno, per dire, era fermamente convinto – parole sue – che “confina con il Giappone”, cioè con un arcipelago di 6.852 isole); c) nessuno sta meglio di lui. Il Cazzaro Sciacallo, per ogni emergenza quando non è al governo, tiene sempre pronti due video. Uno per il caso in cui vengano adottati provvedimenti restrittivi (zone rosse, quarantene, divieti vari), per accusare il governo di bloccare l’economia. L’altro per il caso in cui vengano respinte o revocate o attenuate misure inutili, o ne vengano adottate di nuove in corso d’opera, per accusare il governo di fare troppo poco e/o troppo tardi. Non avendo la benché minima idea di cosa fare, si regola sulla stessa bussola del Giornale Unico Repubblica-Stampa-Messaggero-Espresso-Giornale-Libero-Verità: qualunque cosa faccia Conte è sempre sbagliata e qualunque cosa non faccia Conte è sempre giusta. E, non dovendo assumere decisioni nè responsabilità, fa una vita da favola. Appare sempre più rubicondo sul bordo di ruscelli, in tuta da sci davanti a baite trentine e vette innevate, pievi d’altura (“Una preghiera per chi soffre”), ma soprattutto flute di prosecco e spritz e taglieri di salumi e formaggi in un eterno apericena h24 (“Ho cominciato la dieta senza farina: niente pasta, pizza, pane e dolci. E mi accontento così”).
E di lì, tra un ruttino e l’altro, chiede “miliardi”: così, a cazzo, senza neppure specificare a chi e per chi (ridotti come siamo, farebbero comodo pure i 49 milioni fatti sparire dai prestigiatori della Lega, possibilmente tutti insieme, non in comode rate per 80 anni). Posta bandiere tricolori (su cui la Lega sputava fino all’altroieri), frecce tricolori, mazzi di tulipani, magliette della “clownterapia” (di cui è il terapeuta e il paziente modello) subito prima dei video degli “esperti economici della Lega” e dei suoi virologi preferiti: Porro, Giordano, Meluzzi, Capezzone, Feltri, Sgarbi, Cruciani e Capuozzo. Denuncia “i Caraibi” (pensa che siano uno Stato) che bloccano una nave con turisti italiani e, sotto, l’Italia che non fa altrettanto con i disperati africani, al momento mediamente più sani dei padani. Esalta il governatore siculo Musumeci che non vuole far sbarcare la Sea Watch, ma poi tace imbarazzato quando quello intima i turisti padani a starsene a casa perché tutti contagiosi per definizione. L’unica proposta precisa partorita dai suoi neuroni granturismo, a parte l’arresto di Carola Rackete (la cui attinenza col coronavirus spero non sfuggirà), è l’abolizione delle tasse: non solo per le zone rosse, per il Paese intero. Testuale: “Blocco immediato di pagamento di tasse, mutui, affitti, bollette, cartelle esattoriali e burocrazia varia in tutta Italia. Si può fare, anzi si deve fare, subito”. Così poi lo stipendio a medici, infermieri, poliziotti e carabinieri – che lui chiama “eroi” – glielo paga lui con Belsito, Siri, Arata e Savoini. A proposito: molti “eroi” degli ospedali lombardi non hanno più mascherine, né ricambi per i turni, né posti letto grazie alla sanità-modello creata negli anni di Formigoni&Lega a suon di tangenti e privatizzazioni. E chi lo fa notare passa per nemico degli “eroi”, prime vittime della rapina che ha spolpato il pubblico per ingrassare il privato.
Due soli attimi di defaillance abbiamo notato, nel crescendo rossiniano della social-Bestia: è stato quando, mentre lui esaltava gli eroici governatori Fontana e Zaia, il primo è rimasto impigliato nella sua stessa mascherina e l’altro ha straparlato della dieta cinese a base di topi vivi. Ci saremmo aspettati un inno ad Attilio vilmente aggredito dalla mascherina contiana e a Luca proditoriamente ubriacato da una partita di spritz tagliata male da Conte. Invece il Cazzaro Sciacallo è rimasto un po’ sulla difensiva: “Polemiche su Zaia? Averne di governatori come lui e Fontana che si battono come leoni, giorno e notte. C’è qualche poveretto che usa il virus per attaccarli”. Come se i due cabarettisti padani non avessero fatto tutto da soli. Poi ha chiamato in soccorso l’incolpevole Sant’Agostino, con una frase presa dal prontuario web delle citazioni: “La vera potenza di Dio consiste non nell’impedire il male, ma nel saper trarre il bene dal male”. Ma sì, proprio l’Agostino nato a Tagaste e morto a Ippona, in Numidia (l’attuale Algeria). Proprio l’africano che nel 383 s’imbarcò da Cartagine e raggiunse Roma senza che i romani, noti buonisti, lo respingessero. Ma questo, al Cazzaro Sciacallo, nessuno ha ancora avuto il coraggio di spiegarlo.
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