giovedì 27 febbraio 2020

Virus travagliato


giovedì 27/02/2020
Non tutti i virus…

di Marco Travaglio

Per colpa del coronavirus, nei talk show scarseggiano i politici e abbondano gli esperti (anche se poi litigano fra loro, ma questa è un’altra storia).

Per colpa del coronavirus, il telespettatore medio sta sviluppando anticorpi poderosi, compreso un sesto senso che gli fa subito notare la differenza fra un esperto e un Capuozzo, un Meluzzi, un Sallusti, un Liguori.

Per colpa del coronavirus, l’Innominabile non straparla più. Anzi, meglio: continua a straparlare da solo e non se lo fila nessuno.

Per colpa del coronavirus, molti italiani si domandano sgomenti che ne sarebbe di noi se avessimo votato a novembre e ora il premier fosse Salvini, con Siri, Rixi, Pillon, Romeo, Fontana, Borgonzoni ministri, oltre naturalmente a B. e Gasparri.

Per colpa del coronavirus, si riesce persino a distinguere fra un leghista serio, Luca Zaia (e basta), e un Cazzaro Verde.

Per colpa del coronavirus, Camera e Senato votano senza tante pippe la fiducia sulle intercettazioni e sul trojan horse (raro caso di virus benefico), archiviando la boiata-bavaglio di Orlando&Renzi.

Per colpa del coronavirus, non si parla più di Santa Prescrizione come baluardo della Civiltà Occidentale e del Diritto Romano. Tantopiù che ieri la Commissione europea ha elogiato la legge Bonafede che la blocca dopo il primo grado come “riforma benvenuta, in linea con una raccomandazione specifica formulata da tempo”. A riprova del fatto che la Spazzacorrotti non ci fa entrare nella barbarie, ma più modestamente in Europa. E paradossalmente con una legge votata dai noti antieuropeisti M5S e Lega, con la feroce opposizione dei noti europeisti Pd, Iv e FI.

Per colpa del coronavirus, si noterà un po’ meno l’ultima impresa masochistica delle Sardine ad Amici da Maria.

Per colpa del coronavirus, il Tribunale di Roma tiene le udienze alla sola presenza dei soggetti interessati e non più in modalità “mercato del pesce”; gli avvocati trasmettono gli atti per via telematica, senza portarli in forma cartacea in tribunale; gli avvocati che vogliono mandare la causa in decisione (cioè non hanno più nulla da aggiungere) possono inviare un’istanza congiunta in tal senso al giudice anziché recarsi in tribunale per un’apposita udienza; il tutto in aggiunta ad altre novità sensazionali che, se adottate 365 giorni all’anno, contribuirebbero non poco a ridurre i tempi dei processi civili.

Per colpa del coronavirus, il presidente della Corte d’appello di Roma ha informato giudici e avvocati, con la solennità degli eventi eccezionali, che le aule erano state igienizzate.

Per colpa del coronavirus, milioni di italiani si lavano anche più volte al giorno.

Per colpa del coronavirus, chi intasava quotidianamente i Pronto soccorso degli ospedali alla minima bua, paturnia o fisima se ne sta finalmente a casa, lasciando lavorare i medici e gl’infermieri su chi ne ha davvero bisogno.

Per colpa del coronavirus, molte imprese e persino la Pa scoprono quegli oggetti misteriosi chiamati smart working (lavoro da casa) e telelavoro (in collegamento a distanza), che consente loro di ridurre i tassi di assenteismo e a tanta gente di guadagnare tempo, denaro e salute senza intasare metro, bus, tram, taxi, treni, aerei né impestare da mane a sera le città di traffico, smog e bile.

Per colpa del coronavirus molti italiani, inspiegabilmente infatuati dal federalismo regionale, scoprono quanti danni fanno le regioni e quanto si vivrebbe meglio se quei carrozzoni capeggiati da sedicenti “governatori”, quasi tutti mezzi spostati in fregola di originalità che per giunta si credono Napoleone, un bel giorno sparissero.

Per colpa del coronavirus, si scopre che sbaglia persino l’infallibile Roberto Burioni: oggi allarmista isterico con instant book in rampa di lancio, ieri negazionista spinto (“Il rischio di contagio è zero, in Italia possiamo preoccuparci dei fulmini, ma non di questo” , Che tempo che fa, Rai3, 2 febbraio 2020), prossimamente non più Scienziato Unico, ma Uno Dei Tanti.

Per colpa del coronavirus, forse sarà rinviato quel monumento allo spreco che è il referendum costituzionale del 29 marzo sul taglio dei parlamentari. Anzi ci sono buone speranze che, nella distrazione generale, se lo scordino in saecula seculorum, facendo risparmiare allo Stato mezzo miliardo.

Per colpa del coronavirus e degli sciacalli che tentano di entrare nelle case fingendo di dover fare il tampone, milioni di italiani hanno cominciato a diffidare degli sconosciuti che citofonano.

Per colpa del coronavirus, abbiamo più tempo per riflettere sulla nostra vita, come i dieci protagonisti del Decameron durante la “mortifera pestilenza… alquanti anni davanti nelle parti orientali incominciata…” che, “senza ristare d’un luogo in uno altro continuandosi, verso l’Occidente miserabilmente s’era ampliata” fino a Firenze, dove aveva moltiplicato l’ignoranza tanto dei mendicanti quanto dei sedicenti scienziati (“de’ medicanti… oltre al numero degli scienziati, così di femine come d’uomini senza avere alcuna dottrina di medicina avuta giammai, era il numero divenuto grandissimo”). E aveva diffuso “diverse paure e immaginazioni in quegli che rimanevano vivi, e tutti quasi a un fine tiravano assai crudele era di schifare e di fuggire gl’infermi e le lor cose; e così faccendo, si credeva ciascuno medesimo salute acquistare”. Parole scritte da Giovanni Boccaccio a metà del 1300, ma molto più attuali e utili dei nove decimi dei nostri giornali.

Se non fosse per i morti, i malati, i terrorizzati, i danni all’economia e il rinvio del nuovo film di Verdone, quasi quasi…

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