“Voi ed io siamo siamo uno dei modi attraverso cui l’Universo conosce se stesso.”
È con questa frase di un astrofisico, di cui ho scordato il nome, che nel post Natale m’intriga comunicarvi delle sensazioni, piacevoli o spiacevoli a secondo dell’angolatura.
Tempo di festa equivale a visione di film, qualunque sia la credenza o l’astinenza dal farlo che corrobora l’io personale.
Dai film, dalle riprese particolari eseguite come se vedessimo con gli occhi del protagonista, m’aggrada trasporre alla vita il concetto. Quello che vedo, che compio, che assimilo può essere il film del quale sono regista ed interprete. Se m’annoiassi nel vedere, vorrebbe significare quanto la sceneggiatura sia blanda. Viceversa ottime scene visionate da me spettatore significherebbero un’ottima trama.
Collimo questa sensazione al motivo dell’esistenza di cui sopra: sono un modo per far conoscere l’Universo a se stesso, perché egli vive, si espande, respira, si contempla, quasi fosse divinità. Non ci fosse nessuno non si manifesterebbe nessuna potenza, beltà, stupore, meraviglia.
Ma ci siamo, composti dello stesso materiale sparso da oltre tredici miliardi di anni nell’enormità cosmologica. Siamo polvere condensata e respirante, capaci d’inoltrarci nel mistero, nelle forze di gravità, nella velocità della luce, nel suono del silenzio, persino comprendere il meccanismo dell’Essere. Ciò che muove il movimento di ogni oggetto sopra di noi è il motivo che supporta il tutto. Per rispetto alla bellezza, il film di ognuno non deve portare allo sbadiglio; chi riesce a girare scene interessanti ossequia il sistema vita.
Mi devo pertanto dar da fare, rendendo grazie alla Vita, festeggiata al meglio dall’angolazione cristiana, la Vita che s’incarna. Sotto certi aspetti un valido motivo per onorare l’Ingranaggio che nessuno saprà mai se essere o no la stessa matrice, il motivo incredibile per cui siamo e un giorno svaniremo nel tutto.
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