Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
venerdì 29 novembre 2019
Joycelandia
Non ho mai letto Ulisse di Joyce, non ho mai letto nulla per la pienezza. Sono affascinato, da sempre, verso coloro che sanno leggere, che ruminano costantemente, celermente, senza che Morfeo disturbi la loro arte dell'apprendere, del meravigliarsi davanti a cotanta bellezza insita in romanzi, saggistica, storia, geografia e tutto quanto fa spettacolo nell'intimo.
Il romanzo modernista m'affascina con la sua assenza di punteggiatura, l'apparente illogicità della scrittura, i pensieri trasportati senza alcuna evidente corrispondenza tra loro. Come nella Recerche l'importanza della narrazione funge da paravento alla vera azione del racconto: sconquassare l'io, permettere ai sonnecchianti e nascosti vagiti di sé stessi di emergere dallo sciabordio inconcludente della propria irrazionalità.
Senza briglie ognuno di noi sarebbe in grado di trasporre su carta i tesori nascosti, tesori indifferenti a molti, le nefandezze recondite urticanti, le favole che il più delle volte trasformiamo in realtà, per modificarla tanto appare bastarda.
Mentre scrivo altri pensieri si affollano, comparendo e svanendo ad intermittenza, di default tendo a mantenere un apparente senso alla mia misera scrittura.
A volte è un bene, altre no. I segnali di fumo nascosti dall'ego normalmente tendiamo a non considerarli. Rappresentano invece una ricchezza, una degustazione, il nettare, il baluardo contro l'ovvietà. E l'ovvietà cercherò di non trasmettervela più. Ammesso che siate d'accordo.
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