mercoledì 9 ottobre 2019

L’apparente durezza


Una delle prove meditative inducenti a credere nel Motore universale, a mio parere, si trova nel Vangelo di Luca di domenica scorsa: 

Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.”  

Come la frase si collochi in questa era selfista, nel mercato grasso dell’apparire, dell'inverecondo assopimento di parole quali sofferenza, morte, resta un mistero. La regina Vanagloria appare indomita ed immarcescibile, granitica, genitrice di quell'indifferenza accalappiante giovani menti rese impermeabili a sentimenti già in soffitta da tempo immemore, compartecipazione e condivisione in primis. 
Fare nel segreto, operare per il bene anteponendo affetti e futili, grossolani, funerei like da piedistalli tanto instabili quanto evaporanti per poi dichiararsi inutili, capacitarsi della propria nullità è quanto di più incomprensibile possa essere cogitato da qualcuno a meno che, ecco a parer mio la prova, non sia Colui che è e sempre sarà, il Gestore del Progetto avente davanti l’intero divenire del Tutto. Sono servo inutile, ho fatto solo quello che dovevo fare: un concetto limpido, un dardo scagliato verso chi ha tentato nei secoli, riuscendoci a volte alla grande, di modificare l’Evangelo per i propri tornaconti opportunistici, dorati, principeschi, immersi nel bisso e nelle angherie da sacrestia atte a separare gli auto-salvati dal popolino. Servi inutili: un misterioso e provvidenziale pertugio introducente nella bellezza senza fine.

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