Arrivai dentro il tempio della Polis in leggero ritardo, dopo una sontuosa caponata come cena; Aristotele era intento a deliziarsi un karkadè e, rimirandomi, mi mostrò il suo altero disinteresse nei miei riguardi. Ero imbarazzato più che la Picierno in una biblioteca e, deglutendo, cercavo un flebile appiglio per iniziare il discorso.
Riposta la tazza ancora fumigante, il Sommo senza volgere lo sguardo, fissando il cielo lindo, disse:” pankios tudorakis enlfabius mestikasus!” al che, raggranellando le briciole di coraggio, trovai la forza di replicare “Sommo Vate, se parla in greco non capisco una benamata ceppa!”
“Ignorante che fosti! Dicevo: se al riguardo della fase politica italica, sgombrando l’aere dal siffatto babbeo, gaudente in bibitae, ruttologicamente in felpa, non ti pervade una sana et infervorante rinascita dell’amore verso la Polis, politica come la chiamate voi inani!”
“Si o Eccelso! Pur con la dovuta cautela, spaventato dai futuri progetti del Pifferaio di Rignano, assalito dalla vicinanza di Donna Etruria, sconquassato dal dover far buon viso agli gnomi orfiniani e alle madie, riluttando ad udire i gruberismi, a non dover più rigettare il gianninismo, si! Credo che la prova del fuoco si possa arrischiare di condividerla!”
“E allora dimmi! Che ti ha portato qui ad incresparmi le gonadi?”
“Non riesco a digerire il boccone amarissimo di riveder Franceschini ministro! Uno che è già stato al governo con Baffino, col Topastro, con Letta, il Bomba e Ronf Ronf Gentiloni!”
“Cazzo! Ma questa è somma gravità inaudita! Ehm.. scusa il francesismo! Ci manca solo che facciano ministro pure l’Ascani!”
“È probabile pure quello, Sire!”
“Vattene! Giammai non ritornar più in queste lande! Per lenire il disgusto mi sparerò un sontuoso Stravecchio!”
“Pensi a noi o Illuminato! Pensi a noi!”
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