martedì 16 luglio 2019

Cinquant'anni fa


Mi piace, mi è sempre piaciuta, m'appassiona fino allo spasimo la grande storia dell'astronomia. 
E a cinquant'anni dalla prima missione sulla Luna, m'aggroviglio di pensieri e diciamocelo: anche di dubbi.
No, non sono uscito di senno né tendo al terrapiattismo. 
M'affascina però sconquassare il passato, quel passato e cogitare sull'enorme rischio preso a quei tempi dagli Usa. Diciamo che mai come in quel benedetto 1969 una missione spaziale è stata compiuta in nome della supremazia, sfanculando le incredibili possibilità di un insuccesso che avrebbe prodotto altri tre cadaveri. Pensiamo ad esempio al fatto che sono andati sul nostro satellite con una potenza di compiuter a bordo inferiore a quella attualmente presente in un qualsiasi smartphone, equiparabile a quelle in possesso di un preistorico Commodore 64. 
Pensiamo a tantissime soluzioni che si dovevano aprire senza contemplare probabilissimi errori, frutto di inesperienza e fatalità. 
Ricapitolo: io credo fermamente che Armstrong ed Aldrin passeggiarono sulla Luna. Per una ragione semplice: i sovietici, i quali se ciò non fosse avvenuto, avrebbero inondato la sfera terrestre di notizie sputtananti il finto evento. 
E il dubbio? Il dubbio riguarda le immagini trasmesse: tanto alto era infatti l'insuccesso che per prendersi margini minimi di sicurezza, potrebbero aver scelto di girare immagini in studio, al fine di rimanere a galla in caso di debacle. Che sarebbe successo se il Lem, avvitandosi su se stesso, fosse esploso davanti a due miliardi di occhi? 
Questo è il dubbio, dettato dagli eventi, basato e sostenuto dalla presidenza di allora di quel cialtrone di Nixon, dalla volontà di risultare vincenti nella corsa spaziale apportatrice di consensi, di allori, di gigantismo mondiale. Fossero morti senza arrivare sul satellite, per la storia ci sarebbero arrivati comunque, la scusa dell’incidente al rientro li avrebbe consegnati allo stesso modo alla leggenda. Tutto si sarebbe salvato, capra, cavoli e primato.
Chissà.

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