lunedì 10 giugno 2019

Nel dedalo


Ci sono momenti in cui tutto t'appare chiaro, altri dove neppure un faro gigante riuscirebbe a chiarire alcuni aspetti della vita, che resta misteriosa.
Apparentemente attorno a me vedo schiere di arrivati, appagati, felici, men che meno tribolanti. E sono felice per loro. Dalle mie parti invece il minestrone non è ancora cotto e, di conseguenza, va girato, rimescolato.
Un intorpidimento generale, offuscato da una sosta ai box lunga decenni. Questo sono oggi, in attesa di comprendermi, di definirmi prima che la canizie compia la sua parte, indebolendomi il senno, per ridacchiare sino alla discesa dal treno. 
Insipido, insapore, inappagante: termini confacenti lo stato attuale di tutto quanto dipenda o sorga da me. 
Hai voglia di pensare e voltarti indietro, pirlotto, mi dico spesso. Le occasioni, i momenti, le macerie, i riscontri mancati, i desideri inespressi, la solitudine, l'incapacità di interagire, il fumento del rimandare, il soliloquio tramutato in discorso a poveri malcapitati, l'incoerenza, l'instabilità, il tentennamento, l'assenza di audacia, il trasformar drammi in storielle, la grettezza dell'immobilismo, lo sviare, il chiudere pozzi tenebrosi facendo finta che non esistano. Tutto questo a che scopo, a che prezzo, per che finalità? 
Sentieri scoloriti presi pur sapendo che non porteranno da nessuna parte, la voglia di miniaturizzare ogni asperità, ogni coinvolgimento in contesti ardui, faticosi, aspri. Sono in prossimità dell'ennesimo bivio: da una parte ciottolate in ripida ascesa, dall'altra la solita invitante pianura alla cazzo&campana. Vuoi vedere che per l'ennesima volta mi dirigo verso il sentiero non sfociante da nessuna parte?     

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