domenica 07/04/2019
IL DUELLO
Nella crisi pop di governo ecco la “fidanzata tecnica”
LA DISFIDA - “LUIGI” RECUPERA CONSENSI CON LA NUOVA FIAMMA VIRGINIA, MA SALVINI NON RINUNCIA AL SUO PRIMATO DI MASCHIO ALFA
di Selvaggia Lucarelli
Sono sinceramente rapita dalla campagna sentimental-elettorale di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Non faccio che guardare le loro foto mentre limonano per prati o al cinema a vedere Dumbo per lasciarmi inebriare da questo svenevole remake di Tre metri sopra il cielo; dal titolo Dieci punti sotto la Lega. Del resto, erano mesi che Di Maio si interrogava sul perché del crollo nei sondaggi per i 5 Stelle. Ma come, ho abolito la povertà, e poi ho lavorato per le pensioni, il bonus auto, basta contributi pubblici all’editoria, ho mandato una ruspa nel giardino di mio padre e ho perfino convinto Di Battista a stare buono per un po’ convincendolo del suo imprescindibile contributo al tavolo delle trattative, per cui ora fa il falegname e quel tavolo lo sta costruendo. Dice che se gli viene bene fa pure le sedie. Insomma, cosa mi manca per convincere gli italiani di aver dato il voto all’uomo giusto?
Un bel giorno Luigi Di Maio l’ha capito: mancava la fidanzata. Quell’aria da scolaretto diligente, educato, perbene, contrapposta alla rozza genuinità di Salvini necessitava di una botta di virilità. Perché per il reddito di cittadinanza servono le coperture, per la costruzione di un leader servono le copertine. Quelle di Chi, possibilmente.
Parte quindi il contest che un tempo fu “Trova in fretta un fidanzato a Noemi Letizia” e lo si aggiorna in “Trova una fidanzata caruccia per Luigi Di Maio”. Rocco Casalino seleziona dieci papabili, le chiude nella casa di Giulia Sarti spiate dalle telecamere 24 ore su 24 e alla fine, dopo un confessionale particolarmente convincente in cui lei dichiara “Mi piace Luigi perché è un uomo gentile, quando va da Floris e parte l’applauso pure quando Floris si raddrizza gli occhiali non ha mai picchiato nessuno delle prime file”, la sceglie. Lei è Virginia Saba. “Virginia”, come l’amica sindaca di Roma, quindi col subliminale siamo a posto. Virginia, che significa vergine. Virginia, iscritta alla Pontificia Facoltà Teologica di Cagliari. A un grado di separazione dalla santità in pratica. Semplicemente perfetta.
La prima uscita pubblica la decide lei, è per assistere a un’opera sul “mito di Orfeo” e lì pare che ci sia la prima discussione con la fidanzata perché lui le dice “Ma quale mito, Mario Orfeo è un amico di Renzi…”, lei allora gli spiega che si tratta di un altro Orfeo, lui risponde: “Basta che non me lo ritrovo in Rai come quell’altro” e il giorno dopo sorridono ai fotografi.
A quel punto entra in scena Matteo Salvini. Non va mica bene che l’altro sia improvvisamente più pop di lui. Cioè, uno costruisce una carriera politica sulle felpe, gli slogan, i selfie con la pasta al ragù, le maniglie dell’amore, i meme, le ruspe, la bandiera dell’Italia, le divise, i karaoke da Costanzo e poi arriva lo scolaretto con la fidanzata nuova che gli ruba le copertine di Chi. Ed è così che anche lui, con un rapido casting, si trova la fidanzata. I requisiti necessari sono due: giovane e bona. La scelta ricade su Francesca Verdini, che io dico, a ‘sta povera ragazza non bastava essere la figlia di Verdini, no, pure la fidanzata di Salvini.
Di Maio ha fatto il suo debutto con Virginia all’opera, lui risponde con il debutto con Francesca alla prima di Dumbo. Della serie: Luigì, ti devo insegnare tutto. Il popolo va nei multisala coi popcorn, non in teatro col binocolo. Di Maio capisce e rilancia. L’opera e Orfeo erano troppo radical chic, quindi la seconda uscita è su un prato come le coppiette dei college americani. E sul prato lui e Virginia limonano duro, con la linguetta in bella vista, da gatto che si pulisce la coda, con la gonnellina morbida color pastello, con le margherite e mancano solo la tovaglia a quadretti e un coro di usignoli perché il raccapriccio di chi guarda sia totale.
Salvini non ci sta. Ha costruito una carriera da maschio alfa facendo credere di essere quello che con Elisa Isoardi la pacchia non finiva mai e non dimentichiamo l’after sex in accappatoio, ora non è che arriva Di Maio e passa per la tigre del materasso al posto suo. Basta con ‘sti baci e la linguetta in pubblico che tanto non ci crede nessuno. E poi che è quel prato, che è quel pomiciare bucolico, che è quell’immagine da fidanzatini che hanno promesso castità al prete della parrocchia. Lui deve trasmettere un’altra idea. Quella dell’amante implacabile. Di quello che è una ruspa pure con le donne. E allora Francesca va a dormire da Matteo e la mattina dopo, con i fotografi sotto casa, lei esce con i vestiti di lui addosso. Esce con la tuta della polizia. Che a quel punto uno pensa: chissà che fine ha fatto il tubino nero della sera prima. Magari Matteo lo voleva per sé come feticcio, magari Matteo gliel’ha strappato, magari Matteo se l’è ingoiato durante un gioco erotico.
Insomma, capisci che ancora una volta, nella guerra a chi sia più pop, vince lui. Ma soprattutto, che esistono governi tecnici, d’emergenza, e pure fidanzate tecniche. Entrambi durano finché servono.
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