Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
martedì 30 aprile 2019
Quel gran pezzo dell'Isotta!
Conoscete Paolo Isotta?
Uno storico, presidente del Biogem ad Ariano Irpino. Musicologo, uomo di cultura, introverso, molto edotto in variegate arti, soprattutto la musica.
Leggete questo stralcio da un articolo preso da Libero (Dio mi perdoni!)
Non aggiungo altro. Non serve!
Un commento
Manduria siamo noi. Davvero? Ma quanto?
di Omar di Monopoli* *Scrittore (Il suo “Uomini e cani” è stato da poco ripubblicato da Adelphi; per le sue storie si è parlato di noir mediterraneo, western pugliese, neorealismo in versione splatter)
Svegliarsi di soprassalto a Manduria guatati dagli occhi di una feroce e inspiegabile fantasima che alleggia nell’aria; accendere la televisione e ritrovare nello schermo una galleria di scorci urbani noti, familiari, lingue di asfalto crepacciato battute quotidianamente, la sbilenca listellatura di una tapparella dirupata dalle intemperie, uguale a mille altre a queste latitudini, più e più volte sfilata al tuo fianco senza la menoma contezza di quanto dolore rattenesse, di quale irreparabile dramma tenesse lontano dalla tua vista.
Svegliarsi di soprassalto a Manduria e scoprirsi parte inconsapevole di una trama rivoltante eppure efficacissima, scritta per te e per migliaia di tuoi conterranei da un demiurgo misterioso, implacabile, che non si perita di ricorrere all’effettaccio per ricordarci quanto siamo fragili, insignificanti e spregevoli noi esseri umani.
Svegliarsi di soprassalto a Manduria in un giorno quieto di mezza primavera, col sole che sboccia tra i tetti grondando tuorlo tra nuvole di cartavelina, e venire risucchiati di colpo dall’orrore che bussa e palpita a pochi metri dalla tua casa, lo stesso che capolina sull’uscio di continuo, a cicli regolari: è il battito e la sinestesia di un Male sempre all’erta, mai domo, destro a concimare il loglio del suo prato. Come con la piccola Sarah, a pochi chilometri dal tuo giardino, o con l’efferato delitto di Giuse Dimitri, artista massacrato quaggiù in una notte di tregenda di non troppo tempo fa, da demoni con la faccia d’angelo non tanto dissimili da quelli che hanno fatto strame di ogni futuro del povero Antonio Stano, pensionato, single, afflitto da qualche turba psichica e, in definitiva, uomo.
Pure, ancora: svegliarsi di soprassalto a Manduria avviluppati dal ronzio costante e fastidioso degli odiatori da tastiera e sorprendersi incolpevolmente (davvero? ma quanto?) marchiati delle più spregevoli etichette: omertosi, incuranti, indifferenti, sordi al dolore altrui, merde.
“I manduriani non potevano non sapere” è il riff che riverbera a nastro per ore, giorni, ere interminabili sulle moltitudini di bacheche digitali degli analisti di professione, ingrossandosi come un soffocante nembo velenoso.
“I vicini non potevano non sapere” è la cantafera che si rimpalla la popolazione della stordita e incolpevole (davvero? ma quanto?) cittadina messapica per sgravarsi di ogni colpa.
“I genitori non potevano non sapere” è il carme intonato dagli abitanti della strada in cui il sangue è stato versato e che hanno assistito all’ignobile stillicidio di violenza senza vedere (davvero? ma quanto?).
“Come facevamo noialtri a sapere?” è infine la dubitativa retorica con cui chi ha procreato quei demoni chiude il cerchio della discolpa, allogando sé stessi assieme a tutti gli altri in quella zona di auto-assoluzione per la quale alla fine è sempre l’altro, ciò che è fuori da noi, a doversi fare carico di ogni responsabilità.
E intanto, mentre una comunità intera si ritrova attonita a confrontarsi tra gli anneriti coriandoli di un funesto carnevale, il lutto generale si consuma srotolandosi tra consuete marce di solidarietà e fiaccolate tardive, discussioni da bar e indici puntati, riflessioni antropologiche in odore di talk-show e funerali appartati in fuga dai teleobiettivi. Su tutto, il perenne brusio di sottofondo che sfuma nell’abbacinamento collettivo: davvero siamo noi, davvero siamo questo?
Ma “dietro a ogni scemo c’è un villaggio”, diceva una canzone nota, e oggi più che mai quel villaggio non può essere semplicemente racchiuso nei pur problematici confini di una sperduta (davvero? ma quanto?) cittadina di una regione, la Puglia, che sembra sempre a un passo dall’affrancamento definitivo dai cliché di un Sud barbarico e arretrato, e che invece puntualmente progredisce verso il domani con ostinato passo da gambero: ora avanzando in una luce numinosa (il turismo, la cultura, la gastronomia), ora piombando nella pece più nera (la criminalità, i veleni dell’Ilva, lo sfruttamento dei nuovi schiavi nei campi di raccolta).
Mai come in queste ore bisognerebbe invece sforzarsi di immaginarsi tutti come un unico grande villaggio in cui, per paradosso, siamo tutti Antonio Stano (davvero? ma quanto?), un popolo variamente disagiato, tenuto in scacco nelle nostre magioni da aguzzini dal volto angelicato, mostri che qualche volta, specchiandoci di sfuggita, rischieremmo di guardare dritti negli occhi.
lunedì 29 aprile 2019
Dalla parte di Acciughino
Riguardo alla polemica sorta tra Adani ed Allegri, non ho dubbi: sto con Acciughino. E mi spiego: questi commentatori, strapagati di Sky o di altre reti, tendono a trasformare il più bel gioco del mondo in un dedalo di prefissi, 4-4-2 o 3-4-3 e via andare, tramutando tutto in ampollose elucubrazioni tecniche portanti noi malcapitati ad esclamare variegati "ma va dar via le ciap!" verso di loro, formulari viventi, saggi onnipotenti, custodi della verità pallonara. Acciughino ha ragione, il calcio è semplicità, divertimento, passione, tutte qualità che svaniscono dinnanzi a ragionamenti che farebbero cader in depressione pure il grande Albert.
E già che ci sono: anche il Var mi ha rotto le palle, con le sue attese, i suoi verdetti che infondono la certezza in un campo, nomen omen, che di certezze non ne dovrebbe avere, se vuole continuare ad affascinare cuori labili quali sono quelli dei tifosi. Nel sacro lunedi post partite, già pure lui colpito dalla mefitica mano di Sky che pospone anche lì incontri, nel santuario del bar sono cessate le discussioni giganti attorno ad un episodio, le incazzature, gli sfottò che costituivano il condimento, il coronamento della giornata di campionato appena passata. "Eh ma il Var ha giudicato che non era fallo!" - "l'ha detto il Var!"
Ma torniamo ad Adani personificante il saccente, il tuttologo, l'illuminato in un ambito che vive di illusioni, di sospetti, di dietrologie.
Non si può ragionare sul terreno di gioco, razionalizzare ogni passaggio, evidenziare ogni carenza tattica come se si stesse parlando di chimica organica.
Tecnicizzare il Calcio ad un bignami di formule equivale a decretarne la sua fine della sua beltà.
Guardate la Formula 1: l'hanno ridotta ad un raccoglitore di sbadigli, dai box controllano tutto, il pilota non deve quasi più metterci del suo, la pianificazione delle strategie è ossessionante e basilare.
Dice quindi bene Acciughino, semplicità: quando attacchi devi soffocare la difesa avversaria, quando difendi devi intontire gli attaccanti dell'altra squadra. E' tutto qui, Orsato permettendo naturalmente!
Tanti auguri!
Estikazzi!
Principi, principesse, reali, regali messaggi altisonanti che piovono a mo' di brioche su noi popolino ingenuo, mite ed allocco!
Guardate la foto del principe Harry che durante la giornata della Terra del 22 aprile scorso (ma quante giornate mondiali ci sono? Se rimane un giorno libero nell'anno non si potrebbe fare la giornata mondiale di quelli che organizzano le giornate mondiali?) vuole scuotere le coscienze dei sudditi, non solo i suoi ma anche di altre nazioni, perché, chi più chi meno, siamo tutti sudditi di qualcuno o qualcosa, riguardo ai poveri animali in via d'estinzione, come se gli albionici nei loro trascorsi di guerre, violenze, conquiste si fossero sempre posti il problema della preservazione delle specie, dell'ambiente.
E che ti combina il sangue blu pazzerello! Lega l'elefante, come potete notare in basso a destra, lo fa sedare per toccarlo senza nulla rischiare. Estikazzi!
Questi eletti da non si sa chi smaniano di apparire lindi, sensibili, amanti della natura solo per lavarsi la coscienza dal fatto che, non facendo nulla di utile in vita, il mondo debba essere salvato per mezzo della cura, dell'attenzione di ognuno di noi.
Cercano quindi di ergersi a fari nelle nebbie di questa vita terrestre irta e pregna di delitti ambientali, di cui sono figure di riferimento.
Fingendo di non recepire che per rimanere lì nei lussi, negli agi principeschi, occorrano necessariamente violenza e soprusi.
Un escamotage per continuare a restare sul piedistallo reale. In fondo in fondo quel povero elefante legato e sedato ci assomiglia molto.
Buone vacanze vostra altezza!
domenica 28 aprile 2019
Così sembra
sabato 27 aprile 2019
Appunti
Premesso che non ho figli, questa storia della provincia di Taranto dei cosiddetti ragazzi di buona famiglia rende alquanto difficile non commentare, non esprimere un benché minimo fastidio in merito.
Ma se i cardinali ci insegnano, intromettendosi, sulle vicende e le problematiche legate al sesso, perché non lanciare in etere un tremebondo vaffanculo a tutti quei genitori che per anni non si sono accorti che il loro figlio tanto carino e profumato, andava assieme ad altri ad importunare pesantemente, con violenza inaudita, una persona disabile che per paura non usciva più di casa e che è morta per un'emorragia interna, pare, frutto dei pestaggi?
Che cazzo metti al mondo un figlio se poi non te ne curi, non gli insegni l'educazione fondamentale per aiutarlo a scegliere il bello, il giusto, l'umano?
Anni di soprusi, di pesanti dileggi, di gare a chi gli procurava più fastidi, dolori.
E adesso tutti ritornati buoni, angelici e poi gli avvocatoni che questi figli di papà si potranno permettere e che ma si, dai! alla fine vedrete che sarà colpa del disabile, il quale oltre ad essere morto verrà probabilmente svilito pure della poca dignità rimastagli per assecondare la voglia di impunità che già aleggia attorno a quei rimbambiti minorenni.
Una storiaccia degna del peggior paese, del decadimento culturale così tanto eclatante che porta la famigerata frase "lo facevamo per ingannare il tempo" ad assurgere a tesi inglobata nel mefitico regno dell'impunità, seguita istantaneamente dal quel "So' ragazzi!" che a parer mio dovrebbe essere sanzionata pesantemente ogniqualvolta allocchi di ogni genere la pronunciano.
E soprattuto un ricordo ed un pensiero al martire di questa vicenda, Antonio Stano, deceduto dopo sofferenze ed atrocità subite per mano di figli degeneri di una moltitudine di inetti ed incapaci!
Paraculi travagliati
venerdì 26 aprile 2019
Ritorna!
Sic transit
giovedì 25 aprile 2019
Mission impossible?
L'ignoranza, la sottocultura, il degrado mentale, la fede deformata dall'impossibilità a pensare umanamente per deficit culturali. La pazzia che scaturisce dalla mancanza assoluta di traguardi, obiettivi, speranze di sollevamento personale.
Fino ad oggi pensavo che fossero questi gli ingredienti da cui fioriva la cultura di morte innescante l'idiozia che porta esseri umani a farsi esplodere in chiese, in strade, in palazzi con il seguito di nefasti e tremebondi assassini di massa.
Fino ad oggi. Poi leggendo che uno dei kamikaze dello Sri Lanka, Inshaf Ahamed Ibrahim, di 33 anni, aveva una laurea presa in Inghilterra e un dottorato in Australia e, a completare il nefasto quadro, era ricchissimo possedendo tra l'altro una fabbrica di rame, la Colussus Copper a Wellampitlya nel nordest di Colombo, dove sono stati pure fabbricati i giubbotti esplosivi usati dai 9 bastardi, questo convincimento si è afflosciato come un pupazzo di neve a 25 gradi.
Tra loro vi era pure Fatima che si è fatta saltare assieme ai tre figli più quello che portava in grembo, nella sua bella villa di Dematagoda, ridotta in macerie allorquando tre militari, morti anch'essi, andarono a prelevarla per portarla in galera.
E dunque?
Crollano le convinzioni, resta un mistero e la certezza che sia sempre più difficile, se non impossibile, prevenire questi eccidi di massa dettati dalla pazzia e da una fede insanamente alterata.
Se anche persone agiate, istruite, capaci di discernere il vero dalle agghiaccianti favole, perseverano e seguono tali insegnamenti, vanno dietro a convincimenti pazzeschi, allora tutte le attività messe in atto per fermare le stragi, diventano come detto neve al sole.
Siamo in preda ed in mano a scellerati che ardono di uccidere loro simili, privi di guide spirituali che riescano ad imporre la ragione, ogni fede pur essendo spirituale ha in sé un basamento di ragione, di pragmatismo, di concretezza. Se questo non accade sorge come epidemia, credenze deleterie, violente ed assassine.
Pur riconoscendo i gravi errori del passato, e del presente, di noi cosiddetti occidentali, urge una coesione in grado di far ragionare, meditare, screditare teorie tanto imbelli da farci rimanere basiti in merito all'alto grado di aggregazione che riescono ad ottenere. Nei poveri substrati di menti malate per povertà e assenza di scopi ed ora, ahimè, pure in cervici agiate ed istruite.
Chissà dove andremo a finire!
Ci vorrebbe...
martedì 23 aprile 2019
Sempre in caccia
Chissà quanto avrà dovuto faticare il presenzialista nonché direttore del giornale Marco Damilano, per cercare la giusta foto, la più brutta chissà, forse pure photoshoppata; il mostro in prima pagina, in questo caso la preda per antonomasia, la sindaca di Roma Virginia Raggi!
lunedì 22 aprile 2019
Pasqua nel pensiero
Entriamo conseguentemente dentro ad una dimensione che non ci è propria, tipica di tutto quello che abbiamo letto o visto nei meandri di ciò che bolliamo come fantascienza. Invece è realtà, abbiamo pure la foto. Oltre a pensare che ne esista uno pure nella nostra galassia, non so se potrebbe inghiottirci e non mi pongo il problema, l’idea della modificabilità del tempo mi trasporta immediatamente verso il concetto di eternità. E qui, prima di continuare, chiarisco alcuni aspetti (il vino era buono ma i suoi effetti forse un po’ meno):
domenica 21 aprile 2019
Si può!
Domande pasquali
domenica 21/04/2019
10 domande a Salvini
Abbiamo chiesto un’intervista al Matteo Salvini. Nessuna risposta. Casomai ci ripensasse, queste sono le domande che avremmo voluto porgli, per il dovere di trasparenza che è richiesto a un uomo di governo della sua importanza dinanzi ai cittadini.
1. Ministro Salvini, lei parla e twitta su tutto, dal menu delle sue colazioni al festival di Sanremo, da quel che dovrebbero fare gli altri ministri a come si governa Roma: possibile che non trovi il tempo per dire una parola sulla famiglia Arata? Chi e quando le ha presentato Paolo Franco Arata, genovese, 69 anni, ex parlamentare di Forza Italia che in un’intercettazione si definisce “socio al 50 per cento” almeno dal 2015 del pregiudicato (per corruzione e truffa) Vito Nicastri, il re dell’eolico siciliano ora ai domiciliari, destinatario di un sequestro preventivo di 1,3 miliardi dalla Direzione Antimafia di Palermo perché ritenuto il finanziatore della latitanza di Matteo Messina Denaro?
2. Ha conosciuto prima Arata padre oppure il figlio Federico, 34 anni, che del 2016 risulta seguire i rapporti internazionali della Lega e nel 2017 ha organizzato il fugace incontro Salvini-Trump a New York, grazie ai suoi rapporti con Steve Bannon, aspirante federatore dell’internazionale “sovranista”? Ha mai pensato di prendere informazioni su quella strana famiglia, prima di inocularla come un virus letale nella Lega? Ora che gli inquirenti hanno scoperto quei terribili legami fra Arata sr., Nicastri e Messina Denaro, perché non rassicura i suoi elettori e tutti i cittadini sul fatto che terrà Arata e la sua famiglia alla larga della Lega e del governo?
3. Da anni Paolo Arata possiede varie società nel settore energia e questo, diversamente dai suoi rapporti con Nicastri, lo sapevano tutti: bastava una ricerca su Google o una visura camerale. Perché lei, malgrado il suo plateale conflitto d’interessi, lo incaricò di scrivere il programma della Lega proprio sull’energia, lo invitò a parlare al convegno programmatico di Piacenza nel luglio 2017?
4. Lei ha compiuto sforzi immani per riverginare l’immagine della Lega, screditata dagli scandali di Belsito, della Family Bossi, dei 49 milioni scomparsi ecc. Perché diede proprio ad Arata, legato a tutta la vecchia politica siciliana e non (da Mannino a Miccichè ad Alberto Dell’Utri), un ruolo così centrale nel suo “nuovo” partito, al punto che – come risulta dalle carte dell’inchiesta delle Procure di Palermo e Roma – fu addirittura Arata a sponsorizzare la nomina dell’amico e corregionale Armando Siri a sottosegretario ai Trasporti?
5. In dieci mesi di governo, Arata e famiglia hanno beneficiato di una serie impressionante di favori targati Lega. Lei, ad agosto, tentò di farlo nominare presidente dell’Authority dell’energia, cioè controllore di se stesso, visto il suo palese conflitto d’interessi di imprenditore dell’eolico (nomina stoppata da Di Maio). Siri, fra luglio e dicembre, provò in ogni modo a far approvare una norma chiesta da Arata per favorire la sua azienda eolica (quella a mezzadria col finanziatore di Messina Denaro). Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha appena assunto il figlio Federico Arata a Palazzo Chigi come “esperto” del Dipartimento programmazione economica, dopo che quello l’aveva aiutato nella discussa trasferta di marzo negli Usa. La Lega deve qualcosa a quella famiglia? Salvini può garantire che mai gli Arata hanno finanziato la Lega?
6. Ora Arata sr. è accusato di aver corrotto il sottosegretario Siri con una tangente di 30mila euro in cambio dell’emendamento su misura per la sua società eolica, che avrebbe moltiplicato i guadagni suoi e del socio occulto siciliano. La presunta tangente dovranno accertarla o smentirla i giudici, e non risulta che lei ne sapesse alcunché. Ma l’emendamento ad Aratam è già arcisicuro: “le tariffe incentivanti e i premi di cui al decreto ministeriale 6 luglio 2012 e ai suoi allegati, del ministero dello Sviluppo Economico, si applicano agli impianti aventi accesso diretto agli incentivi ai sensi del… medesimo decreto, alla condizione che siano entrati in esercizio fino al 30.9.2017 e documentino di aver inviato la comunicazione di fine lavori al competente gestore di rete entro il 30.6.2017”, quindi senza rispettare il termine di legge. E guardacaso proprio in quella situazione si trovava la società di Arata (e Nicastri). Cosa pensa Salvini di quella legge ad aziendam e dei suoi che l’hanno spinta?
7. I massimi funzionari dello Sviluppo economico hanno raccontato ai pm che a luglio Siri tentò di far passare l’emendamento ad Aratam nel dossier sulle Rinnovabili, e fu da loro respinto; il capogruppo leghista Romeo ci riprovò in dicembre, nella legge di bilancio, e fu bloccato dal ministro dell’Ambiente Costa; Siri ritentò e ricevette l’alt del ministro dei Rapporti col Parlamento Fraccaro; ma non si arrese e azzardò il colpaccio nel Milleproroghe, scontrandosi con i sottosegretari pentastellati Castelli e Crippa. Intanto Arata rassicurava Nicastri (ai domiciliari) tramite il figlio Manlio: “Ci pensa il mio uomo”. Salvini ha mai saputo niente di quel pressing? Se sì, perchè non l’ha bloccato, visto che non riguardava interessi generali, ma affari personali di Arata? Se no, come giudica il comportamento del sottosegretario Siri, asservito a quegli interessi privati?
8. Giovedì, appena appreso di essere indagato, Siri ha dichiarato: “Non so assolutamente chi sia questo imprenditore coinvolto (Arata, ndr), non mi sono mai occupato di eolico in tutta la mia vita. Sono senza parole, credo che si tratti di un errore di persona”. Venerdì, smentito persino dal suo capogruppo Romeo, ha cambiato versione: “Ho presentato un emendamento che mi ha chiesto una filiera di piccoli produttori”. Ieri ha raccontato un’altra storia ancora: “Arata mi ha detto che rappresentava un’associazione dei piccoli imprenditori dell’eolico… mi ha fatto una testa così e io gli ho detto: va bene, mandamelo”. A prescindere dalle accuse di corruzione (da dimostrare) e dall’asservimento della sua funzione pubblica a interessi privati (dimostrata), Siri è un bugiardo seriale: non basta questo per dimissionarlo dal “governo del cambiamento”?
9. Ministro Salvini, lei ha difeso Siri perché è “soltanto” indagato per corruzione e ha ricordato ai 5Stelle il precedente di Virginia Raggi, più volte indagata. Ora, la Raggi non c’entra nulla: non è mai stata indagata per corruzione, è stata assolta e prosciolta e archiviata da tutto, e non si comprende perché lei ne abbia chiesto le dimissioni, se non per coprire lo scandalo Siri. Ma, sulla presunta corruzione di Siri, lei ha ragione: finché non si proverà che Arata se l’è comprato con 30mila euro, il fatto resta controverso e nulla autorizza nessuno a cacciarlo dal governo in quanto corrotto (semmai per le sue bugie e i suoi traffici per una norma ad aziendam, e che aziendam!). Però il suo “garantismo” su Siri “solo” indagato cozza col fatto che la sua fedina penale riporta già una sentenza definitiva di colpevolezza: un patteggiamento del 2014 a 1 anno e 8 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Cioè: è stato lui stesso a concordare la pena per avere svuotato le casse di una società, lasciando 1 milione di buco e occultando parte del bottino nel paradiso fiscale del Delaware. Quindi Siri non deve uscire dal governo perché indagato: non avrebbe dovuto entrarvi perché ha patteggiato. Che le è saltato in mente di nominare sottosegretario e ideologo della politica fiscale leghista un bancarottiere e frodatore del fisco?
10. Se lei, ministro Salvini, avesse tenuto a distanza, se non dalla Lega, almeno dal settore energia, un faccendiere in conflitto d’interessi come Arata e, se non dalla Lega, almeno dal governo un sicuro bancarottiere e frodatore come Siri, oggi il governo non sarebbe scosso dal suo primo scandalo e la Lega non sarebbe in imbarazzo per il suo ennesimo scandalo. Non è il momento di fare un po’ d’autocritica e di pulizia, di cestinare le mele marce, di presidiare meglio le porte del partito e di chiedere scusa al premier Conte, agli alleati, ai leghisti e soprattutto agli italiani?
Ma si dai speriamo!
Dimettiti Virginia, tanto non serve a nulla proseguire su questa strada di legalità. Le buche ci sono sempre state, l'immondizia per strada pure, anzi magari no quando si facevano affari con il ras del pattume di Malagrotta.
Che cazzo vuoi che interessi a giornali come Repubblica che ora i contratti non si fanno più a chiamata, alla volemose bene, cercando di allontanare inverecondi orchi magnaccioni?
Che vuoi che interessi a chi teme di vedere affiorare una specie di buona politica rivolta a tutti, una consapevolezza compartecipativa mai fino ad ora provata?
Virginia, sappiamo pure che Zingaretti, che ritengo una brava persona, è indagato. Eppure a leggere nell'alterata stampa nazionale, appare poco, velatamente.
Ed invece ogni qualvolta iniziano i sussurri su di te, ecco le prime pagine, mefitiche, imploranti la cessazione di quella che vorrebbero farci intendere essere una conduzione inesperta, mentre invece cerchi solo di seguire ed obbedire a delle regole.
Già le regole! Come quando fecero fuori dal notaio un sindaco per bene, Ignazio Marino, che non seguiva i dettami dell'Era del Ballismo, che non voleva cioè trasformarsi in un orfini qualsiasi. Ma questo andava bene ai giornaloni, ansiosi di rivedere briganti in Campidoglio come ai bei tempi, quando si assumevano parenti, amici di parenti, zie, nipoti e amici degli amici, quando per fare un contratto bastava un bicchiere degli Castelli, e tutto sembrava andar bene tranne il bilancio, quei miliardi accumulati senza nessun fruscio di polemica, solo buffetti ovattati dalla falsità!
Speriamo che ti dimetti Virginia. Sono stanco e stufo di veder attorno babbei, allocchi, sperare nel ritorno della politica per loro seria e competente, in realtà il solito abbraccio mortale tra devoti del Puttaniere e i soliti ignoti fingenti di far politica per le masse.
Lasciamoli giocare di nuovo con gli ideali svenduti in modalità peripatetica, con i discorsi altisonanti valenti arie corporali!
Salutiamo tutti e lasciamoli strada libera, naturalmente prima di aver scrollato la polvere da sotto le scarpe, in modo da non condividere nulla con la politica tecno.raptro dei riccastri, ad uso e consumo per allocchi guardanti affascinati il solito dito.
Auguri a tutti voi!
sabato 20 aprile 2019
Ah però!
Silenzio si gira!
Altisonante, fuorviante, deprimente, irriverente, sconosciuta, mal sopportata, commercializzata, idealizzata, soffocata. Anche quest'anno la festa principale dei cattolici ha la valenza di quella precedente. In questo giorno di silenzio, di solitudine, di sapore amaro cerco appigli, spuntoni per essere parte, minimamente, dell'Evento. Mi è difficile, tremendamente difficile, sentendomi come un allocco avviluppato dalle onde alla ricerca frenetica di uno scoglio a cui aggrapparmi.
Solitudine inappropriata, ondivaghi moti ondosi, fluorescenze, increspature: sono loro, in questo sabato santo, a governar la povera imbarcazione. Il pensiero mi è pesante come l'attesa, la compartecipazione asfittica. Resto distante, ignaro con la pigrezza datami in dote all'inizio del viaggio.
Il comparar rende difficile ogni movimento, il lessico vien meno. Effluvi di parole, di riti ovvi privi di alcun nettare sensato.
Attorno al fulcro ruota tanto squallore, le ceste sono vuote, l'aridità galoppa su un destriero indomito.
Non resta che guardare, nel silenzio mai amato come oggi.
Forse un rivolo, una brezza s'insinuerà nelle fredde rocce dell'ingordigia altalenante, forse un bagliore ne attirerà l'attenzione, l'accensione del dinamico riflettere su se stessi, avendo nello skyline quel corpo inanimato, l'indicibile alla portata di povere menti e di cuori tanto sofferenti da essersi trasformati in amebe, qual è il mio.
Quel che conta è risollevarsi. Se solo potessi trovar agio ed energie nel raddrizzarmi ecco si, ne sono certo, l'energia della roccia accogliente forse mi permetterebbe di compartecipare, di sentirmi rinato, svolazzante sulle tante miserie opprimenti, create ad hoc per prostrami in questo insano modo.
Si, godo di questo silenzio, potrei pure fremere per l'attesa!
Hanno sempre detto che sia anche per me, come per tutti.
L'inconcepibile è parte di noi. In questo impercettibile tepore, nella solitudine ne odo la conferma. Basta poter sollevare fronzoli, fregnacce, stagnanti ipocrisie.
Forse è anche per me.
Sperando che s'avveri e s'avverta cerco di sparigliare insane abitudini e, concentrandomi oltremodo, vi formulo in semplicità gli auguri. Che possiate fremere di gioia vera. E pura.
venerdì 19 aprile 2019
Pur di vendere
Il pseudogiornale del decotto Feltri raggiunge vette inimmaginabili per poter strappare la vendita di qualche copia in più!
Al di là che Greta possa essere simpatica o meno, che senso ha aprire a otto colonne solo per il tentativo di emergere dalla melma dentro la quale è affondato questo giornaletto?
Possibile che non vi sia nessuno in grado di frenare tanta caduta di stile dal sapore psichiatrico?
Tenta pure di fare il simpatico con "Vieni avanti Gretina" rasentando un'idiozia difficilmente riscontrabile altrove.
Fermatelo, o almeno consigliategli uno bravo da cui andare! Ammesso che esista.