sabato 24 novembre 2018

Ops!


"Ha ragione chi pensa, dice o scrive che la giovane cooperante milanese rapita in Kenya da una banda di somali avrebbe potuto soddisfare le sue smanie d’altruismo in qualche mensa nostrana della Caritas, invece di andare a rischiare la pelle in un villaggio sperduto nel cuore della foresta. Ed è vero che la sua scelta avventata rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto."

Per fortuna non leggo quasi mai il fazioso (nel senso di seguace del borotalcoso Fabio) Gramellini. Le parole sopra riportate sono le sue, scritte nell'opuscolo, nel vademecum della sapienza che edita ogni giorno sul Corriere.
"Smanie di altruismo." Una volta, privi del vate, ci si confondeva con compartecipazione, farsi carico dell'altro, insomma: carità. Ma grazie a Gramellini da oggi sappiamo che il farsi uno col sofferente, indigente, disagiato, risponderebbe ad una smania d'altruismo, un disturbo in grado pure di farci alzare lo sguardo dallo smartphone!
Ma il passo più affascinante di questo lacrimevole edicolante è: "avrebbe potuto soddisfare le proprie smanie di altruismo in qualche mensa nostrana della Caritas invece di andare a rischiare la pelle in un villaggio sperduto nel cuore della foresta."
E' chiaro quindi per Gramellini che non serva assolutamente andare là dove ti porta il cuore, dove inspiegabilmente potresti capitare, spendendoti pure in gratuità, parola urticante per Fabio e Massimo! Se occorre pianificare pure "l'andare incontro", "il farsi l'altro", appassiscono i pregi, le primizie trasbordate a noi da una casualità... per nulla casuale: Emmaus e il camminare accanto allo Sconosciuto, prima dello spezzare il pane, sembrerebbero smentire l'insigne scrittore, come il Samaritano, straniero, definito addirittura buono alla faccia degli astiosi, parrebbe non convalidare appieno le tesi di questo personal trainer delle ghiandole lacrimali.
Già che ricordiamo le gesta di quel tale Gesù, uno che "smaniava di altruismo" avendolo nel dna, mi piacerebbe che Gramellini spiegasse a noi inetti, come quell'andare del suddetto nelle case di stranieri, centurioni o prostitute che fossero, non gli possa far sorgere in cranio un piccolo dubbio: che forse, in quel caffè letterario che conduce inducendoci ad inumidire tonnellate di Tempo, gli potrebbe essere scappata un'eclatante ed inappropriata stronzata. Ops!

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