venerdì 23 novembre 2018

Ah Martina!



Personalmente lo ritengo una persona tutto sommato perbene, anche se la sua sudditanza, l'ossequiosità eclatante nei confronti del Distruttore della Sinistra, ne ha fatto praticamente una macchietta: "e smettila di dire sempre si che sembri un Martina!" - "Guarda che se non ti irrobustisci finisci per divenire un Martina." 
E' in quest'ottica che va letta la sua decisione, sua e di nessun altro come decidere se il sole si alzi o no questa mattina, di candidarsi alla segreteria del partito, chiamiamolo ancora così per misericordia, democratico.
Lo squallore del piano progettato dal Bomba non ha riscontro alcuno in questa era del post Ballismo: il menefreghismo sfrenato che porta codesta pletora di diversamente pensanti ad infischiarsene di qualsiasi ideale di dignità, di amor patria, di lealtà, non ha eguali su questo suolo. Continuare nella dabbenaggine di credere che gli allocchi siano la maggioranza, è quanto di più insalubre si possa immaginare. Il giochetto gigliato di sparpagliare voti al fine di non far raggiungere il quorum del 51% a nessuno dei candidati per poter poi successivamente, come da statuto, delegare l'Assemblea del partito, a trazione pacchianamente renziana, alla nomina del segretario nazionale, è vomitevole, stucchevole, quanto farsi eleggere in un seggio sicuro nel lontano Trentino. Infischiandosene allegramente della mannaia del 4 marzo, questo coacervo di rancorosi, illiberali, inadeguati, ha già iniziato a tramare, confabulare, patteggiare per proseguire nell'agghiacciante trasformazione di un partito progressista in reazionario, capeggiato da un rigonfio di sé senza scrupoli, fermamente convinto di essere l'Unto, teorizzante l'abbraccio mortale con un pagatore seriale di tangenti alla mafia, un losco individuo che non lascerei da solo neppure in cantina, ammesso di averla.
Ma come in tutte le tragedie epiche e non, per perpetrare un delitto democratico, un gesto illiberale e sguaiatamente vergognoso, necessita la fortuna di avere nei dintorni un esile fuscello senza alcun nerbo, un pavido inconsistente, uno gnomo masticante carrube e politichese, che, al solito, s'accovacci, s'accucci nel caldo anfratto alla destra del capo, perennemente pronto a scattare allorché il suo signore pretenda l'inimmaginabile, lo scavalcamento del confine tra ciò che è dignitoso e quello che ahimè affranta la speranza in un mondo migliore, leggasi di sinistra.

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