giovedì 11 ottobre 2018

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Certo che ce lo domandiamo, lo abbiamo in cuore! Se per la tragedia di Avellino, 28 luglio 2013, ossia oltre cinque anni fa, ci fosse stata una giustizia celere, in grado di giudicare questi signori del telepass, forse, in caso di condanna e di giusta galera, ci saremmo risparmiati il crollo del ponte Morandi e altre vittime. Cinque anni per richiedere la condanna di Castellucci, AD di autostrade, e di altri dieci dirigenti. E siamo solo al primo grado. Quando si arriverà a sentenza definitiva, Castellucci e company non potranno più pagare il conto con la giustizia, sempre che se condannati, per raggiunti limiti d”età. Questo grazie alla fragorosa melina in auge nel nostro paese e praticata dallo stuolo di avvocatoni, periti, controperiti, faccendieri, affaccendati che vive lucrosamente e beatamente alle spalle di disastri e relative vittime per squallidi eventi provocati, pare, dall’incuria, dalla mancanza di manutenzione, per maggiori introiti, in questo caso, United Color. 
Ma il punto è un altro: se fosse già stata emessa una sentenza definitiva, se le porte del carcere si fossero realmente aperte, cosa impossibile nelle nostre lande per lor signori, forse il ponte Morandi non sarebbe crollato, forse il successore di Castellucci avrebbe controllato, ispezionato quel dannato tratto, convincendo gli azionisti di riferimento a spendere denari per una degna manutenzione. E non avremmo avuto altri 43 morti.

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