mercoledì 10 ottobre 2018

Salubre Ranieri


Medicina al liceo per rendere tutti più sani

di Daniela Ranieri

C’è una proposta di legge a firma della deputata 5Stelle Vittoria Casa che ci colpisce per lucidità. L’idea è di portare la “educazione sanitaria nelle classi delle scuole superiori di primo e secondo grado”, e detta così può anche sembrare una trovata da pubblicità-progresso per mettere il Movimento al riparo dalle accuse di anti-vaccinismo e scie-chimichismo da cui purtroppo non è del tutto immune. Da parte nostra, siamo convinti che l’idea dell’insegnamento della Medicina nelle scuole sia rivoluzionaria (la estenderemmo anche alle scuole primarie).

Intanto, per una mera questione didattica: è giusto fornire agli studenti gli strumenti per passare un test d’ingresso da molti giudicato impossibile per chi viene da scuole pubbliche (posto che siamo d’accordo coi giovani comunisti che hanno protestato a Perugia: il numero chiuso per la facoltà di Medicina va abolito). Non che, in una Nazione i cui 45 mila medici di base andranno in pensione nei prossimi 5 anni, si debba diventare tutti medici: è compito dello Stato assicurare il benessere dei cittadini, e il welfare va potenziato, non affidato ai pazienti affinché si curino da soli. Ma che i cittadini di domani abbiano i rudimenti per valutare il proprio stato di salute, nella consapevolezza dei diritti di tutti in ambito medico e assistenziale, non può che essere un progresso civile. La deputata Casa lo spiega in un video su Facebook con garbo obamiano (per parte di moglie): la salute non è “solo assenza di malattia ma promozione di stile di vita corretti”. Speriamo che la proposta non si limiti a propagandare le solite misure politicamente corrette sullo stile di vita sano, con la colpevolizzazione delle mamme che fanno spesa nella grande distribuzione invece di nutrire i figli con le mele bio di Eataly. Noi vorremmo che la Medicina diventasse una materia di studi al pari della Matematica e della Geografia (e della Storia dell’Arte: abolirla è follia pura), affinché i cittadini di domani siano tolti dallo stato di superstizione e ignoranza riguardo la propria salute. Perciò la proposta di dedicare 20 ore per quadrimestre alla disciplina medica all’interno nel corso di Scienze, compresa l’educazione sessuale contro la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili e le misure di primo soccorso, ci sembra ottima. A patto che ad insegnare siano docenti in materie cliniche, medici e specialisti pagati dallo Stato e non dalle scuole trasformate in aziende, né dalle case farmaceutiche o da una qualche multinazionale del cibo. Inoltre, mettere i cittadini nelle condizioni di saper leggere i sintomi più comuni eviterebbe l’ingolfamento degli ambulatori, l’assalto ai Pronto Soccorso, che ormai (lo sanno al ministero?) sono l’antro degli Inferi, e liste d’attesa bibliche per esami costosi e invasivi che spesso i medici di famiglia prescrivono per preservarsi da eventuali cause penali (per parte sua Renzi, con la diplomata classica Lorenzin, risolse la tragedia della Sanità pubblica a modo suo: mettendo a carico dei cittadini 208 esami prima gratuiti definendoli “inutili”, così da incentivare il ricorso ai privati).

Qualcuno può obiettare che sarebbe un passo verso la medicalizzazione nevrotica della società; al contrario, crediamo che coltivare un atteggiamento laico nei confronti della malattia come normale stato della vita biologica sia l’unico modo serio per togliere terreno sotto ai piedi a tutti i ciarlatani che approfittano della fragilità di persone spesso senza speranza, limitare il potere delle multinazionali dei farmaci che patologizzano qualsiasi disturbo, e neutralizzare il dominio dei motori di ricerca, strumenti del capitale, nella diagnosi nevrotica di sintomi a quel punto non più terrorizzanti ma scientificamente intelligibili. (Già che ci siamo, tifiamo per la reintroduzione del medico scolastico, figura istituita con un decreto del presidente della Repubblica del 1961).

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