giovedì 18 ottobre 2018

Cresce l'onda


Cresce a dismisura la mia incazzatura per vicende ospedaliere a cui ho assistito, da parente, a cui atterrito ho dovuto gustarne l'acidità, il mix di sapori nauseabondi, frutto di un cocktail con ingredienti quali disorganizzazione, incapacità e, soprattutto, menefreghismo. 
Non è ancora il tempo di far nomi, raccontare fondati e provati episodi al riguardo per un'ovvia ragione legata al fatto che mio padre è ancora ricoverato. 
Da spettatore allibito ho visto il procrastinarsi di un semplice esame di giorno in giorno, di volta in volta fino a raggiungere l'incredibile ritardo di ben 16 giorni! 
Sedici giorni composti da dolori lancinanti, da notti in bianco, da lamenti biblici, senza che nessuno facesse qualcosa di serio se non il nascondersi dietro a degli antidolorifici. 
E badate bene: eravamo sempre presenti, ogni giorno, ad ogni ora, solleticando la professionalità degli operatori, sollecitando cambi di flebo esaurite, chiedendo pareri e consigli. Eppure, l'inefficienza dettata dal lassismo del reparto a fatto sì che l'esame che ha permesso lo sfanculamento del catetere, sia avvenuto a distanza di sedici dannati giorni dal ricovero.
Attendo e ricerco cause, concause, fatti, riferimenti, date, spiegazioni perché la voglia di partire al galoppo verso una giusta svergognata di questi inetti, è enorme. 
Penso pure a chi, essendo solo, senza affetto, senza visite negli ospedali italiani deve subire questa presunta incapacità ad attivarsi celermente per lenire sofferenze e problematiche di salute. 
Certo, non tutti per fortuna indossano il camice attendendo la busta paga, ci mancherebbe! Provare però sulla pelle di un caro l'insensibilità, la superficialità, una tetra e lugubre professionalità, porta ad assolutizzare, a far di tutta l'erba un fascio. 
Tengo dunque ancora il riserbo, non esplicitando oltremodo particolari e nomi; pur soffrendo preferisco il silenzio sulla vicenda, attendendo miglioramenti e quant'altro. 
Ma quando sarà il momento darò fiato alle trombe!  

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