venerdì 29/06/2018
IL PROTAGONISTA
Povero Renzi, ora è più triste del boiler rotto della Minetti
RIPOSIZIONAMENTI - L’EX PREMIER ORA SENATORE CERCA L’ALLURE DA STATISTA COPIANDO L’AMERICANO. MA GLI EFFETTI SONO BEN DIVERSI
di Selvaggia Lucarelli
A guardare gli sconfitti eccellenti alle ultime elezioni e nella formazione del nuovo governo, pare che tutti abbiano trovato una loro dimensione. Giorgia Meloni – quella che aveva dichiarato “Vado spesso in Inghilterra, sono stata da poco a Dublino e in Scozia” e col direttore del Museo egizio non distingueva la differenza tra lingua araba e religione – ha invitato Roberto Saviano a studiare.
Che è un po’ come se la Isoardi invitasse tutte a fidanzarsi per amore. Ergo, continua a fare la sua solita, nota opposizione: alla perspicacia. Silvio Berlusconi, mentre Salvini gli voltava la faccia, si è rifatto la sua per la tredicesima volta.
Inoltre, ben lontano dal motto “prima gli italiani” del traditore Salvini, appreso che è terminato il programma di aiuti internazionali alla Grecia, ha offerto pieno supporto alla valletta greca di Tiki Taka Ria Antoniou. Non promette un ingresso immediato nella zona euro, ma l’ingresso in zona Certosa è spalancato. Nessuna misura di austerità prevista. La Boldrini cazzia Conte e Salvini in aula per gli aiuti negati ai migranti, Grasso cazzia Salvini per la faccenda della scorta di Saviano e Saviano, a sua volta, pure se non si è mai candidato, da solo fa più opposizione al governo di Martina, Calenda, Orfini, Cuperlo, Franceschini e Orlando che sono troppo presi a starsi sui coglioni tra di loro per farsi stare sui coglioni qualcun altro. Poi, in un angolino che vaga come un gatto che non trova la lettiera, come una pallina da golf che gira intorno alla buca, c’è Matteo Renzi. L’uomo che la sinistra l’aveva persa da un pezzo, ora non ha più nemmeno un centro. Osservare la sua ricerca disperata di un posizionamento è una delle cose più malinconiche accadute negli ultimi dieci anni dopo l’esclusione dell’Italia dai Mondiali e la Minetti che al telefono diceva a Berlusconi “Non funziona il boiler, c’è l’acqua fredda in bagno!”. L’uomo che usava i social per indirizzare, bacchettare, ironizzare, ora si limita mestamente a retwittare Roberto Burioni e Pina Picierno. Non dice la sua, la fa dire agli altri, roba che se fino a un anno fa gli avessero detto che avrebbe preferito tacere per retwittare la Ascani, si sarebbe lanciato giù dalla seggiovia a Courmayeur.
Tra un po’ si retwitterà i complimenti come Paola Ferrari. Utilizza l’hashtag #neuro per perculare l’avversario e #altracosa per ribadire che il Pd è “un’altra cosa” rispetto al governo. Sì, quell’altra cosa che non votano manco più in Toscana, nello specifico. È probabile che se Massimo Ceccherini oggi si candidasse a sindaco di Firenze con la Lista “Maremma maiala” probabilmente prenderebbe più voti di un qualsiasi candidato del Pd. Poi, siccome lui vorrebbe essere Obama almeno quanto Justine Mattera vorrebbe essere Marilyn Monroe e Barbara D’Urso Oprah Winfrey, comincia a scimmiottare la vita dopo la politica dell’ex presidente americano. Obama fa conferenze pagate in giro per il mondo e allora Matteo fa conferenze pagate in giro per il mondo. Andrà in Africa per i cent’anni dalla nascita di Mandela perché scherziamo, non può mancare, nel 2012 da sindaco di Firenze gli aveva consegnato il prestigioso Fiorino d’oro e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha già fatto sapere che se alla celebrazione non c’è Renzi, per protesta, ripristina l’apartheid. È già andato in America, al cimitero di Arlington per il cinquantesimo anniversario dalla morte di Bob Kennedy e in ottobre andrà al cimitero della Leopolda, per i funerali del Pd. Pare andrà anche in Kazakistan e in Qatar dove ha intenzione di tenere un convegno sul tema su cui è più ferrato – i referendum – e di suggerire all’emiro e al capo di Stato kazako di indirne subito uno certamente vincente, ovvero: “Basta petrolio, torniamo a esportare solo tuberi, siete d’accordo?”.
Obama scriverà un libro con un contratto da 65 milioni di dollari, e naturalmente anche Matteo ha il libro pronto. Parla della sua vita dopo la politica, per cui è di tre pagine in tutto di cui due sono la prefazione di Luca Lotti sul segreto del suo rovescio a tennis.
Infine, Obama firma un contratto per varie produzioni con Netflix e guarda caso anche Matteo sta valutando un programma con Netflix. Secondo le prime indiscrezioni, si tratterebbe di una trasmissione sulle bellezze del nostro Paese. Renzi inaugurerebbe il ciclo descrivendo la sua Firenze e gli antichi splendori, ovvero tutto il periodo che ha preceduto l’arrivo suo e di Nardella. Insomma, Matteo Renzi, angustiato e in cerca di un’identità più vincente di quella del senatore semplice che chatta in aula mentre parla Conte, cerca in tutti i modi di imitare Obama. Peccato gli manchi solo una cosa: essere Obama.
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