mercoledì 27 giugno 2018

Scanzi supremo


CARO MICHELE SERRA, NON SARANNO I LEGHISTI A LAVARVI LA COSCIENZA

Non è vero che la sinistra, quella salottiera almeno, detesti Matteo Salvini: al contrario, lo adora. Gli vuole bene. Spera che duri in eterno, perché ne ha bisogno: lungi dall’essere il nuovo Goebbels, Salvini è l’alibi della sinistra. Il cazzaro facilmente detestabile da attaccare a favor di telecamera, con un post o un tweet, per rifarsi una verginità. Per fingere di non avere colpe. E continuare come se nulla fosse, convinti di esser sempre nel giusto.
Si pensi a Don Michele Serra. Il sacerdote laico della quasi-sinistra italiana, quello che con Craxi faceva il barricadero e con Renzi marcava visita, ha regalato giorni fa al volgo un’omelia laica assai pensosa. Non l’hanno letta in tanti, perché Serra ha scelto come organo di diffusione una pubblicazione inconsapevolmente carbonara chiamata “Il Foglio”. Una testata, peraltro, che il Serra incendiario di Cuore avrebbe bombardato dalle fondamenta, e che invece adesso va benissimo come megafono per pompieri in disarmo. Don Michele, con consueta prosa aggraziata e abuso di citazionismo (ora Altan e ora il New Yorker), ci ha detto che chi ha votato M5S ha inequivocabilmente sbagliato. Ancor più se di sinistra. E sarà per colpa loro che moriremo non democristiani ma fascisti: “Abbiamo davanti decenni o secoli di destra popolar-sovranista. Io sono troppo vecchio per vedere risorgere una nuova civilizzazione”. Amen. Se un alieno scendesse sulla Terra e leggesse unicamente Serra, immaginerebbe l’Italia in balia di dittature e fucilazioni. E il bello è che Don Michele ci crede davvero. Certo: viviamo tempi mesti. Certo: il lessico di Salvini è spesso raggelante (il suo agire un po’ meno, essendo “solo” l’agire di un Minniti che ce l’ha fatta). E certo Don Michele è oltremodo intelligente. C’è solo un piccolo problema: Don Michele non ha il diritto di lamentarsi. Lo ha perso quando ha accettato, lui e quasi tutto il suo giornale, la vergogna renziana. Lo ha perso quando, al massimo di quel che resta della sua vena iconoclasta, ha votato la Bonino (cioè Renzi). Lo ha perso quando continua, con quell’odiosa spocchia di chi è superiore poiché di sinistra, a credere che lui e “la sua parte” siano ontologicamente nel giusto, anche se quella “parte” (quella “sinistra”) fa così schifo da decenni che ormai Salvini risulta molto meno indigesto di quasi tutta la dirigenza renziano-piddina. Se solo Don Michele parlasse con gli “elettori che sbagliano” (il lessico è sempre quello) dei 5 Stelle, scoprirebbe che non hanno cambiato idea: rivoterebbero la stessa cosa o al massimo si asterrebbero, perché pur di non rivotare “sinistra” si farebbero evirare da Orban in orbace. Ad avere diritto di criticare e massacrare il Salvimaio sono in tanti, anzitutto quelli che – proprio in quanto di sinistra – si opponevano a Renzi. I Montanari, i Robecchi, i Giannini. Ma i Serra e gli Zucconi, no. Se la sinistra italiana è sepolta sotto cumuli di macerie e riesce a perdere persino a Siena, non è colpa di Lega o 5 Stelle: è anche colpa di chi per anni si è accontentato della brodaglia rancida che gli imponeva il partito. Se Salvini è il Ministro dell’Interno, è anche colpa loro. Del loro tifo colpevole. Della loro pavidità imperdonabile. Avevate voci adatte per il vaffanculo e vi siete accontentati di appendere il poster della Boschi in camera. Per questo, come cantava qualcuno che Don Michele conosceva bene, “per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”. E non vi basterà un Salvini per lavarvi la coscienza (anche se vi piacerebbe da matti).

(Il Fatto Quotidiano, cartaceo, 26 giugno 2018)

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