mercoledì 28 marzo 2018

Nei segni l'inizio del declino


Segni, null'altro che segni; impercettibili quasi soffocati dalle reazioni di approvazione inculcanti una coesione che invece, per fortuna, non c'è.
Votazioni in casa PD per i capigruppo: l'attore d'avanspettacolo dispensante battute al Senato, ordina, come ai bei tempi, di eleggere due nomi: Lorenzo Guerini e Andrea Marcucci (a proposito: costui possiede assieme alla sua famiglia la Kedrion, 600 milioni di fatturato, specializzata in emoderivati e il neo capogruppo al Senato continua a fare il manager pur essendo la società partecipata, per una cifra attorno ai 100 milioni, dal 2012 dalla Cassa Deposito e Prestiti dello Stato! Ma questo è un altro discorso).
Che succede dentro il Pd. Anzitutto scompare il voto segreto, terrore per il Recitante. Successivamente ci si accorda su Guerini e l'economista Tommaso Nannicini per il Senato. Apriti cielo! Il Giullare scodinzola, si agita, getta la maschera da saltimbanco e sbraita il suo livore in faccia a Nannicini, minacciando oltremodo ritorsioni! E qui che Guerini, chiamato il Forlani della politica, si ritira dalla lotta, svaporando l'alta tensione. 
E alla fine la spuntano Graziano Del Rio alla Camera e Andrea Marcucci, con la Kedrion dietro, al Senato, che non sono le scelte iniziali del Guappo. Il tutto per acclamazione, evitando il voto probabilmente sfanculante l'Ebetino e i suoi sodali. 
Piccoli segni, leggere increspature per la fine, da tanto tempo agognata, dell'avvolgente, inconcludente, centrista, in odore di Zio Puttaniere, avventura del famigerato Giglio Magico che fu. Che fu e mai più tornerà.
Requiescant in pace. 

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